Durante la sessione “Sicurezza alimentare ed energetica” al vertice del G-20 di Bali, il primo ministro Narendra Modi ha affermato che la sicurezza energetica dell’India è «importante anche per la sua crescita globale, poiché è l’economia in più rapida crescita al mondo», riporta il Times of India.
La dichiarazione del premier rafforza l’immagine del paese come attore globale responsabile e volto a ridurre le emissioni, soprattutto nell’ottica della partecipazione alla ventisettesima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP27) che si sta svolgendo attualmente in Egitto.
Inoltre, il premier ha aggiunto che le istituzioni multilaterali non sono riuscite ad affrontare le sfide che si sono presentate negli ultimi anni, come la pandemia, il riscaldamento globale, la guerra in Ucraina e i problemi ad essa associati.
Per questo motivo, il mondo ha alte aspettative nei confronti del G-20 e, sulla scena globale, Narendra Modi si è presentato come convinto ambientalista pronto a soddisfare queste aspettative.
Tuttavia, nonostante l’impegno climatico già annunciato dall’India durante lo scorso vertice sul clima, tenutosi nel 2021 a Glasgow, il carbone attualmente rappresenta il 70% della produzione di elettricità nel paese, mentre le energie rinnovabili contano solo il 12% circa.
A tal proposito, l’argomentazione dell’India consiste nel non ritenere corretto individuare nel carbone il problema principale, in quanto utilizzato principalmente dai paesi in via di sviluppo, mentre i paesi occidentali continuano ad utilizzare altri combustibili fossili, ugualmente dannosi.
La posizione indiana di quest’anno è stata dunque quella di cercare di contrastare la pressione dei paesi per ridurre la sua continua dipendenza dal carbone, spingendo per un accordo ad eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili, compreso il gas, da cui Europa e Stati Uniti sono fortemente dipendenti.
È quindi necessario secondo il governo indiano, in nome della sicurezza energetica e dell’autosufficienza, che il paese approfitti delle sue vaste riserve di carbone.
Tenendo conto del piano di Modi, infatti, il paese prevede di aumentare la sua produzione interna di carbone a un milione di tonnellate all’anno.
Tuttavia, L’india è in prima linea nella crisi climatica.
Solamente quest’anno, due terzi del paese hanno sofferto di un’ondata di caldo senza precedenti, che è durata mesi e ha decimato i mezzi di sussistenza.
Pertanto, i piani di espansione del carbone del primo ministro Modi sembrerebbero difficili da far conciliare con l’evoluzione del fabbisogno energetico e delle priorità ambientali dell’India.