Quattro bambini indigeni del sud-est della Colombia hanno trascorso 40 giorni nella foresta, in una delle regioni meno esplorate e più pericolose del mondo.
Il 1º maggio, i minori di 14, 9, 4 e un anno di età sono sopravvissuti allo schianto di un aereo in cui viaggiavano con la madre e altri due adulti, non sopravvissuti all’incidente aereo, secondo quanto riporta la BBC. Venerdì 9 giugno sono stati trovati dall’esercito dopo un’intensa ricerca. Il giorno seguente sono stati trasferiti a Bogotà presso l’ospedale militare dove stanno ricevendo cure.
I bambini si trovano in condizioni cliniche «accettabili», nonostante l’ambiente inospitale in cui sono riusciti a sopravvivere, ha riferito il Ministro della Difesa, Iván Velásquez. Ha aggiunto che alla bambina più grande è riconosciuta «non solo il suo valore ma anche la sua leadership. Fu per lei che i tre fratellini riuscirono a sopravvivere al suo fianco, con le sue cure, con la conoscenza della giungla». Il ministro ha sottolineato direttamente dall’ ospedale come le comunità indigene abbiano partecipato alla ricerca, congiuntamente svolta alle forze militari, come riporta El País.
Nonostante alcune punture e lesioni alla pelle, il generale Carlos Rincón Arango, direttore dell’ospedale militare centrale conferma le condizioni cliniche accettabili dei quattro fratelli. Ricevono supporto nutrizionale e psicologico e saranno tenuti sotto controllo in ospedale per qualche settimana. «Parlano poco ancora e sono deboli, anche se vogliono giocare. Diamogli un po’ di tempo», dichiara la direttrice dell’Istituto colombiano di benessere familiare, Astrid Cáceres.
La missione del governo per trovare i bambini venne chiamata «Operazione Speranza». La notizia ha fatto il giro del mondo e la ricerca ha coinvolto tutti. Gli indizi trovati dall’esercito sono stati ripresi con foto e video: pannolini, biberon, una scarpa e una mela morsa.
Quando sono stati ritrovati, i militari hanno esortato con una parola chiave che avevano concordato in caso del ritrovamento dei piccoli: «miracolo», una parola che hanno ripetuto una volta per ogni bambino.