sabato, 23 Novembre 2024
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Striscia di Gaza: il sistema educativo a sette mesi dallo scoppio della guerra

Il conflitto a Gaza sta causando danni a scuole e università. Volontari allestiscono delle tende per assicurare un’istruzione ai più giovani

Il sistema educativo nella Striscia di Gaza è fortemente compromesso a causa dei danni provocati dall’inizio della guerra, il 7 ottobre 2023. Secondo una stima dell’ONU, l’80% delle scuole nella Striscia, molte delle quali gestite dall’UNRWA, sono state danneggiate o distrutte dai bombardamenti, secondo quanto ha riportato La Presse. In questo modo, è impossibile per i bambini in età scolare che abitano il territorio, circa 625.000, frequentare corsi scolastici quotidianamente.

La Striscia di Gaza ha alti livelli internazionali di alfabetizzazione, ma da sette mesi a questa parte l’istruzione è stata ostacolata dallo svolgersi dei combattimenti e dalla conseguente distruzione delle strutture scolastiche. Anche i 12 istituti universitari sul territorio sono stati distrutti o gravemente danneggiati, senza contare il numero di insegnanti rimasti uccisi: oltre 350 secondo i dati forniti da Hamas e riportati dal Times of Israel.

Con gli insegnanti, anche numerosi accademici e studiosi palestinesi hanno perso la vita dall’inizio del conflitto, tra questi il Professore di fisica teorica e matematica applicata Sufyan Tayeh, scomparso a dicembre dello scorso anno.

Gli ingenti danni riportati dalle strutture educative a Gaza hanno portato il Ministero dell’Istruzione della Palestina e alcuni esperti dell’ONU ad accusare Israele di indirizzare deliberatamente l’offensiva verso le scuole, ormai impiegate anche come rifugi per gli sfollati, e gli ospedali.

La risposta da parte dell’esercito israeliana è stata chiara: la sua strategia non mira a causare il maggior numero possibile di danni alle infrastrutture civili. Piuttosto, la decisione di prendere di mira scuole e ospedali dipende dal fatto che Hamas utilizza questi edifici per fini terroristici, attraverso la costruzione di tunnel sotterranei usati per sferrare attacchi e immagazzinare armi, riferisce ancora La Presse.

Intanto, la popolazione di Gaza e le organizzazioni internazionali si stanno riorganizzando per consentire ai giovani di frequentare dei corsi scolastici e accademici. Nel sud della Striscia, l’UNICEF sta proponendo attività ricreative, come cantare e ballare, fornendo spazi e opportunità per un apprendimento di base. Inoltre, l’agenzia ONU ha in programma di mettere a disposizione 50 tende come “aule scolastiche” per 6.000 bambini.

Le tende costituiscono l’opzione più gettonata, con volontari che si rendono disponibili per tenere corsi ai bambini. Anche l’e-learning, malgrado la connessione a Internet sia debole, è un’alternativa contemplata al fine di aggirare il problema della mancanza di strutture sul territorio, come riporta ancora il Times of Israel. Ciononostante, l’insegnamento online non consentirebbe agli studenti di acquisire quella conoscenza pratica necessaria per discipline quali la medicina e l’ingegneria, ha affermato il Preside della Facoltà di Comunicazione e Lingue all’Università di Gaza, Wesam Amer.

Il problema dell’assenza di strutture scolastiche, università e personale suscita preoccupazioni tanto nel presente quanto nel lungo termine. Si prevede, infatti, che la ricostruzione post-bellica impiegherà diversi anni e avrà bisogno di un supporto economico notevole. A ciò si aggiunge la necessità di assistenza psicologica ai bambini, affinché “si sentano sicuri di tornare in una scuola che potrebbe essere stata bombardata”, ha dichiarato il Responsabile della Comunicazione dell’UNICEF. Questo accentua l’urgenza della situazione, con migliaia di giovani che al momento non ricevono alcuna istruzione regolare.

Anna Valle
Studentessa di Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale
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