venerdì, 18 Ottobre 2024
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Presidenziali: in Michigan è duello all’ultimo voto

A tre settimane dalle Presidenziali, il tête-à-tête tra i due candidati in Michigan si fa sempre più incalzante

«La luna di miele di Harris in Michigan potrebbe star volgendo al termine», afferma la BBC.

Un recente sondaggio ha infatti mostrato l’avanzamento di Trump, che ha superato la rivale di tre punti.

Il Michigan, insieme al Wisconsin e alla Pennsylvania, rappresenta uno dei blue wall states, ma questo si è dimostrato un aspetto tutt’altro che scontato.

I temi caldi, per cui ci si gioca davvero tutto, sono l’economia e l’immigrazione.

Innanzitutto, Harris viene accusata, da vicepresidente, di non aver gestito al meglio la situazione migranti, con un’immigrazione illegale che ha raggiunto livelli altissimi nello scorso anno. Il tema rappresenta infatti uno dei punti centrali della campagna di Donald Trump, che si era spinto oltre, arrivando ad accusare gli immigrati haitiani di essersi illegalmente insediati a Springfield, in Ohio, e di mangiare gli animali domestici dei residenti.

L’aumento del carovita è un altro dei temi per cui si accusa il governo Biden, il quale «non è soltanto responsabile della crisi migratoria e dell’aumento del costo della vita», afferma Jonathan Hanson della Ford School of Public Policy del Michigan. La Harris sta infatti concentrando gran parte dei suoi sforzi nel suddetto stato, in cui ha fatto tappa innumerevoli volte durante questa campagna elettorale.

Molti detrattori affermano inoltre che la sconfitta di Hillary Clinton nello swing state, fosse dovuta al fatto che lo aveva “dato per scontato”. Un errore costatole caro, in quanto «un confronto tanto serrato non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno», come sostiene la presidente del Partito Democratico del Michigan, Lavora Barnes, che aggiunge «abbiamo sempre saputo che sarebbe stato complicato».

Inoltre, l’Uncommitted National Movement, un movimento pro-Palestina di cui il Michigan rappresenta lo stato natale, ha da poco dichiarato che non supporterà Harris alle prossime elezioni. Il movimento è nato proprio per spronare l’attuale governo a ottenere un cessate il fuoco a Gaza.

Gran parte della comunità arabo-statunitense ha pertanto deciso di non sostenere la candidata alla presidenza, ma neanche il suo rivale (il movimento prende il nome di “Uncommitted”, “non impegnato”, proprio perché ha votato scheda bianca, in segno di protesta, alle primarie democratiche).

Tuttavia, secondo la BBC, Trump avrebbe guadagnato qualche voto tra gli arabo-statunitensi, con una vaga promessa di far cessare il conflitto: «Il Presidente è stato chiaro riguardo il suo supporto a Israele, ma ha anche promesso di far finire la guerra, senza spiegare come ci sarebbe riuscito» afferma Matt Grossman, professore di scienze politiche presso la Michigan State University.

Secondo il New York Times, la Harris è sulla buona strada per ottenere una schiacciante maggioranza di voti da parte della comunità nera. Nonostante ciò, un recente sondaggio registra una percentuale di approvazione inferiore a quella ottenuta da Biden nelle scorse elezioni. Tuttavia, la candidata sembra non aver tralasciato questo aspetto, dedicando campagne pubblicitarie, apparizioni televisive e un piano economico proprio a questa comunità.

Laura Vargiu
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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