Il Ministero della difesa del Giappone, lunedì 27 dicembre, ha rilasciato un comunicato stampa in cui è stato reso noto l’accordo sottoscritto dal ministro Nobuo Kishi e dal suo omologo cinese Wei Fenghe e volto a stabilire una linea diretta di comunicazione tra le reciproche forze militari.
Il patto si colloca in un clima di forti tensioni in Asia Orientale; e dunque, sembra essere stato costituito proprio per evitare una degenerazione di queste.
Il Ministero della difesa cinese, attraverso un comunicato ha confermato l’accordo raggiunto con il Giappone, non specificando, tuttavia, una data precisa in cui, entro la fine del 2022, si darà attuazione agli obiettivi previsti.
I due ministri hanno concluso la trattativa dopo una videochiamata durata due ore. Durante quest’ultima, Kishi e Fanghe hanno discusso di questioni calde e ancora aperte tra i rispettivi Paesi, come la controversa situazione di Taiwan (territorio legato al Giappone perché localizzato vicino alla “linea della vita energetica” del Paese); tuttavia, prime fra tutte al centro della disputa, si collocano le isole Senkaku / Diaoyu.
Da decenni il governo di Pechino ancora rivendica la sovranità territoriale nei confronti di questo arcipelago di isole disabitate del Mar Cinese Orientale, poste sotto il controllo giapponese. Localizzate a 1900 km a sud-est da Tokyo, questo arcipelago è conosciuto con il nome di Senkaku in Giappone e Diaoyu in Cina, e dal 1972 è amministrato dal Giappone. Dopo anni di tensioni latenti, Pechino ha iniziato a inviare unità navali con maggiore frequenza.
Il governo del Sol Levante, quindi, ha definito questi atti come lesivi alla sua sovranità internazionalmente riconosciuta. Il Ministero della difesa giapponese ha condannato quanto accaduto, provvedendo, quindi, a rafforzare le proprie forze aeree e navali.
«Il Giappone si oppone ai tentativi di cambiare unilateralmente lo status quo attraverso la coercizione, ed è molto preoccupato per questo tipo di azioni segnalate da fatti concreti, come l’attività delle navi dell’Esercito Popolare di Liberazione e della Guardia Costiera cinese», ha affermato, attraverso un comunicato, il ministro Kishi.
La Cina ha replicato, tuttavia, che le azioni di rivendicazione sulle isole continueranno. Il Ministero della difesa cinese ha sostenuto, infatti, che il Paese salvaguarderà la sua sovranità, i suoi interessi e diritti marittimi. Sottolineando, infine, la necessità per entrambi gli Stati di collaborare per il mantenimento della stabilità nel Mar Cinese Orientale.