domenica, 28 Aprile 2024
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Marocco: continua la battaglia per salvare le minori dai matrimoni combinati

Nonostante siano passati pochi giorni dalla Giornata internazionale dei diritti della donna, a Tamarwoute, nel sud-ovest del Marocco, le attiviste continuano a combattere per i diritti delle minori costrette ai matrimoni combinati

In Marocco, Najat Ikhich è la responsabile del gruppo per i diritti delle donne YTTO, un’associazione che si occupa da più di dieci anni di combattere contro i matrimoni combinati che vengono imposti spesso alle ragazze minorenni. La donna ha visitato il villaggio berbero di Tamadghouste, nel sud-ovest del Marocco, per promuovere l’indipendenza delle donne nelle zone più marginalizzate della regione. Attualmente Ikhich sta organizzando la carovana che partirà questa estate e che viaggerà per le zone più isolate del Marocco al fine di portare consapevolezza a tutte le donne che si trovano intrappolate in matrimoni combinati.

L’associazione opera da molti anni e, lavorando in Marocco, si incontrano sempre gli stessi ostacoli: condizioni di vita precarie e tradizioni che rischiano di rendere il messaggio delle volontarie e dei volontari inascoltato. Il codice sul diritto di famiglia in Marocco prevede che l’età legale per sposarsi sia 18 anni; tuttavia, esiste una clausola per cui spesso i giudici esentano le famiglie da questa regola; secondo alcune stime, infatti, nel 2020 i giudici hanno approvato 13.000 deroghe, che equivalgono a più della metà delle richieste totali pervenute.

Africanews riporta la storia di Nadia, una donna che aveva solo 16 anni quando è stata costretta a sposare un uomo violento che per età poteva essere suo padre; ciò avviene per migliaia di ragazze marocchine ogni anno a causa della falla nella legislazione attuale. Oggi Nadia è riuscita a lasciarsi alle spalle ciò che le è accaduto e a ottenere il divorzio, e vive con i propri genitori nel villaggio di Tamarwoute, dove sta imparando a leggere e a scrivere, perché il suo sogno è quello di essere indipendente, e sta incoraggiando anche le altre ragazze del villaggio a farlo.

Nel villaggio di Tamadghouste, Ikhich ha avuto modo di confrontarsi con alcune donne che si sono lamentate delle condizioni di vita e del fatto che non siano presenti né una farmacia né una scuola. Una giovane donna di nome Amina ha spiegato che sta cercando di prendere in mano la sua vita dopo che le è stato negato l’accesso all’istruzione a 6 anni e che è stata data in sposa a 17. Inoltre, racconta che la situazione è stata peggiore per le sue sorelle, che sono state costrette a sposarsi a 14 anni. Il luogo dove Ikhich ha incontrato queste donne è il forno comunale, dove si riuniscono per preparare il pane tradizionale da vendere o dove parlano di come tessere tappeti, così da avere un’entrata e la propria autonomia. Ad ogni modo, sono tutte d’accordo sul fatto che l’istruzione sia essenziale.

Nel frattempo, Najat Ikhich continua il suo viaggio per portare consapevolezza e indipendenza alle donne del Marocco.

Megan Manduca
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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