Martedì mattina Israele ha bombardato la Striscia di Gaza in risposta al lancio di un razzo proveniente da Gaza, colpendo un sito di produzione di armi usato dal gruppo radicale palestinese Hamas. L’attacco non ha provocato morti, così come il razzo lanciato da Gaza, in risposta a violenti scontri tra palestinesi e polizia israeliana avvenuti negli ultimi giorni nel complesso della moschea di al Aqsa, a Gerusalemme.
Venerdì, la polizia israeliana aveva arrestato centinaia di palestinesi e ferito decine di persone all’interno della moschea, sollevando i timori di un più ampio conflitto. I palestinesi accusano Israele di invadere al Aqsa durante il mese sacro musulmano del Ramadan. Israele al contrario dichiara che i manifestanti palestinesi cercano di interrompere la preghiera musulmana per fini politici e impedire le visite degli ebrei, che celebrano la Pasqua.
Secondo il premier israeliano Naftali Bennett, dietro la violenza c’è Hamas. “Nell’ultima settimana viene condotta contro di noi una campagna violenta di incitazione indirizzata da Hamas”, ha dichiarato in un comunicato.
L’Egitto e la Giordania, che decenni fa firmavano accordi di pace con Israele, hanno condannato le azioni delle forze israeliane nella moschea di al Aqsa. In particolare, la Giordania, che funge da custode del sito, ha convocato l’incaricato d’affari di Israele ad Amman lunedì per consegnare un messaggio di condanna, dichiarando che l’evento ha minato le prospettive di pace nella regione ed ha violato “lo status quo legale e storico” dei santuari.
Nella giornata di mercoledì 20 aprile, si riunisce il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’incontro è stato chiesto da Cina, Francia, Emirati Arabi Uniti, Norvegia e Irlanda e sarà a porte chiuse.