Tali azioni si sono moltiplicate di recente prevalentemente nelle ricche regioni agricole di Kherson e Zaporizhzhia, nella zona meridionale dell’Ucraina, dove la presenza russa è aumentata esponenzialmente, ed hanno portato ad un’interruzione delle operazioni di semina, costringendo inevitabilmente i residenti e i lavoratori agricoli del luogo ad abbandonarlo per trovare un rifugio più sicuro.
L’operato dell’esercito russo in tal senso rischia pertanto di mettere a repentaglio il raccolto di grano e mais di quest’anno in Ucraina, nota come “il granaio d’Europa”, la quale alla vigilia del conflitto aveva approntato per l’esportazione circa 6 tonnellate di grano e 15 milioni di tonnellate di mais.
Il ministro della Difesa ucraino Oleksij Reznikov ha inoltre affermato che ad oggi sono state sottratte all’Ucraina circa 400.000 tonnellate di grano, aggiungendo alle ingenti e disastrose perdite umane causate dal conflitto in atto, considerevoli perdite economiche legate ad alcuni dei principali elementi di sussistenza del popolo ucraino, che non tarderanno a coinvolgere anche i paesi dipendenti dalla produzione agricola ucraina.
Inoltre il ministro dell’Agricoltura ucraino Mykola Solsky ha riportato che le forze di occupazione russe hanno intimato agli agricoltori locali di non denunciare questi furti alle autorità, altrimenti sarebbero stati “in pericolo” assieme alle loro famiglie per questo.
Una simile situazione ricorda ai cittadini ucraini quanto accaduto negli anni ’30, quando Stalin depredò le riserve alimentari ed agricole in Ucraina, divenendo responsabile della morte di milioni di persone, compiendo “l’Holodomor” ovvero “il genocidio per fame”, che a detta del Capo regionale di Luhansk Serhiy Hayday potrebbe essere un ulteriore obiettivo della Russia di Putin, in quanto attualmente le forze russe occupano il 90% dei terreni agricoli di Luhansk.
Nonostante ciò, l’appropriazione russa delle risorse citate comporta ulteriori criticità per il popolo ucraino, le quali non potranno essere aggirate se non con azioni adeguate da parte delle autorità nazionali ed internazionali, per evitare che la storia (e l’Holodomor) si ripeta in una nazione già provata dalla portata del conflitto in atto.