Poche persone riescono a resistere alla bontà del cioccolato: ne consumiamo più di 7 milioni di tonnellate l’anno.
Osserviamo però l’altra faccia del cioccolato: la sua produzione.
L’industria del cioccolato è stata a lungo sotto pressione per affrontare questioni etiche e di sostenibilità, come la deforestazione e l’uso del lavoro minorile per raccogliere il cacao.
Uno dei problemi principali nell’industria del cioccolato è che le fave di cacao, la materia prima per il cioccolato, sono tutt’altro che abbondanti.
Due paesi dell’Africa occidentale – Costa d’Avorio e Ghana – rappresentano da soli quasi il 52% della produzione di fave di cacao raccolte nel mondo, secondo i dati della FAO, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
Il cambiamento climatico è una delle principali preoccupazioni, poiché si prevede che porterà a temperature più elevate e a un aumento della siccità nell’Africa occidentale, il che è una cattiva notizia per i coltivatori di cacao.
Un altro problema è la deforestazione: i produttori spesso non esitano a trasferirsi nelle aree forestali.
Gli ambientalisti affermano che la coltivazione del cacao è una delle principali cause dell’alto tasso di deforestazione in Costa d’Avorio.
I dati della Banca Mondiale mostrano che il paese ha perso l’80% della sua copertura forestale negli ultimi 50 anni.
Un altro lato oscuro nella produzione del cioccolato è l’uso di bambini in condizioni di lavoro forzato nella coltivazione del cacao.
Secondo Anti-Slavery International, una ONG con sede nel Regno Unito, almeno 30.000 adulti e bambini lavorano sotto costrizione nel settore del cacao in tutto il mondo.
Nel 2020, uno studio dell’Università di Chicago negli Stati Uniti ha rilevato che due bambini su cinque che vivevano nelle regioni di coltivazione del cacao in Costa d’Avorio e Ghana svolgevano un lavoro classificato come rischioso: attività come l’uso di strumenti affilati, il lavoro notturno o esposizione a sostanze chimiche utilizzate in agricoltura.
Inoltre, secondo gli attivisti, non paghiamo il cioccolato ad un prezzo equo.
Inkota, una ONG con sede in Germania che conduce una campagna di sensibilizzazione chiamata “Make Chocolate Fair”, afferma che i prezzi pagati ai coltivatori di cacao stanno alimentando i problemi dell’industria del cioccolato.
«I coltivatori di cacao vivono in condizioni di profonda povertà, e questo è direttamente collegato a questioni come il lavoro minorile e la deforestazione», ha dichiarato Evelyn Bahn, consulente per i diritti umani presso Inkota.
Nel 2020, gli esperti del commercio equo e solidale hanno stimato che il coltivatore di cacao medio guadagnava solo 0,90 dollari USA (581 FCFA) al giorno, una cifra al di sotto della soglia di povertà estrema della Banca mondiale (1.227 FCFA).
«La povertà e tutte le pratiche lavorative che ne derivano sono dovute principalmente al basso prezzo pagato ai coltivatori di cacao» afferma Michael Odijie.