Lo scorso martedì 7 marzo Lloyd Austin, Segretario alla Difesa statunitense, si è recato in Iraq. Durante il soggiorno, il capo del Pentagono ha confermato la volontà di Washington di mantenere la presenza militare nel Paese per combattere l’ISIS.
La visita è avvenuta dopo quasi 20 anni dall’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003. Il conflitto portò alla morte di migliaia di civili iracheni, al rovesciamento del regime di Saddam Hussein e a una successiva instabilità politica.
Gli Stati Uniti ritirarono le proprie truppe dal Paese mediorientale nel 2011. Tuttavia dopo tre anni l’amministrazione dell’allora presidente Barack Obama decise di inviare nuovamente migliaia di soldati in Iraq e nella vicina Siria per contribuire alla lotta contro l’ISIS.
Attualmente si contano 2500 soldati statunitensi in Iraq e 900 in Siria. In Iraq i militari collaborano con le forze locali per contrastare l’ISIS, che nel 2014 ha ottenuto il controllo di ampie porzioni territoriali in entrambi i Paesi. Nonostante la pesante sconfitta subita nel 2017 dall’ISIS, i combattenti continuano ad essere presenti in alcune parti dell’Iraq settentrionale e della Siria nord-orientale.
«Siamo concentrati sulla missione di sconfiggere il Daesh (ISIS), e non siamo qui per nessun altro scopo», ha detto Austin. «Qualsiasi minaccia o attacco alle nostre forze non fa che minare questa missione», ha poi aggiunto. Il riferimento è ai combattenti sostenuti dall’Iran, che sono stati accusati di attacchi alle strutture che ospitano le truppe statunitensi in Iraq.
«Le forze statunitensi sono pronte a rimanere in Iraq su invito del governo iracheno», ha dichiarato Austin ai giornalisti dopo aver incontrato il primo ministro iracheno Mohammed al-Sudani e il Ministro della Difesa Thabet Muhammad Al-Abbasi.
«Gli Stati Uniti continueranno a rafforzare e ampliare la loro partnership a sostegno della sicurezza, della stabilità e della sovranità dell’Iraq», ha aggiunto il capo del Pentagono secondo quanto riportato da Al Jazeera.
In risposta, il primo ministro iracheno ha affermato che l’approccio del suo governo è quello di mantenere relazioni equilibrate con gli attori regionali e internazionali, basate su interessi condivisi e sul rispetto della sovranità. Ha inoltre dichiarato che «la stabilità dell’Iraq è la chiave per la sicurezza e la stabilità della regione».