«Prenderemo le nostre decisioni e lo Stato di Israele farà tutto il necessario per difendersi», queste le parole, riportate da Reuters, del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in riferimento all’attacco recentemente condotto dall’Iran contro Israele.
Nella notte tra il 13 e il 14 aprile, l’Iran ha effettuato un attacco di droni e missili ai danni dello Stato Ebraico. L’attacco non ha sortito effetti disastrosi per il Paese, provocando solo alcuni danni alla base aerea di Nevatim e il ferimento di un minore a causa di alcuni detriti volanti, indica la BBC. Droni e missili sono stati neutralizzati dalle forze israeliane con il supporto di varie potenze straniere, tra cui gli Stati Uniti e la Francia, nonché con l’intervento favorevole di alcuni Paesi dell’area, quali la Giordania, il Libano e l’Iraq, che hanno chiuso i rispettivi spazi aerei. Questo è quanto riportato da Le Parisien.
Il 99% dei 300 proiettili lanciati da Teheran sono stati intercettati e abbattuti, riporta la BBC, facendo riflettere sul fatto che l’offensiva non abbia colto di sorpresa Israele. L’attacco, infatti, arriva in risposta al raid aereo condotto il primo aprile da Tel Aviv contro il Consolato iraniano in Siria, che secondo Le Parisien ha provocato la morte di 16 persone, di cui sette membri del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, organizzazione paramilitare della Repubblica Islamica dell’Iran. L’attacco missilistico iraniano, quindi, appare come un tentativo di ribilanciamento dei poteri a seguito dell’offesa subita più di due settimane fa a Damasco.
Adesso il mondo intero attende una possibile reazione di Israele, che, considerando le ultime parole di Netanyahu, sembra sempre più probabile, come dichiarato anche dal Ministro degli Esteri britannico Cameron in visita a Israele, secondo quanto riportato da Reuters.
Dal canto suo, il Presidente statunitense Biden ha chiarito che gli Stati Uniti non parteciperanno a un eventuale contrattacco da parte del governo di Tel Aviv, nonostante abbia confermato “il forte impegno degli USA nei confronti della sicurezza israeliana”, riporta la BBC. Di fatto, Washington ha dichiarato la sua intenzione di incrementare le sanzioni imposte all’Iran, con un focus particolare sulla riduzione della capacità del Paese di esportare petrolio, come afferma Reuters. Allo stesso modo, anche l’Unione Europea e gli Stati del G7 sono propensi ad un inasprimento delle sanzioni. Il fine sarebbe proprio quello di dissuadere Israele dal procedere a un’effettiva rappresaglia.
L’eventualità di una controrisposta da parte di Israele genera timori sull’escalation che ne potrebbe derivare nell’area, già profondamente segnata dal conflitto israelo-palestinese in corso dal 7 ottobre scorso. Resta quindi da domandarsi se l’attacco iraniano, presumibilmente controllato e di piccole dimensioni, sia stato sufficiente a ristabilire l’“equilibrio” tra i due Paesi o se sia, al contrario, il preludio di uno scontro più aspro.