giovedì, 21 Novembre 2024
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Verso le europee: il dibattito tra gli Spitzenkandidaten non suscita interesse

Che i governi possano proporre un Presidente della Commissione diverso dai candidati, contribuisce al disinteresse nei confronti degli Spitzenkandidaten

Ha suscitato poca eco sulla stampa europea il dibattito tra gli Spitzenkandidaten, i candidati delle famiglie politiche europee alla Presidenza della Commissione, che si è tenuto a Maastricht, Paesi Bassi, lunedì 29 aprile.

Gli organizzatori sostenevano che il dibattito mirasse presentare i migliori candidati europei alla presidenza della Commissione, che rappresentano i principali gruppi politici, secondo il quotidiano greco Kathimerini, una delle poche testate principali di un paese UE a fornire un resoconto del dibattito.

Per il resto, a parte qualche lancio d’agenzia su dichiarazioni specifiche e il live del sito del giornale di riferimento del mondo UE, Politico, il dibattito è passato in sordina.

Sul palco di Maastricht gli Spitzenkandidaten, i candidati alla presidenza della Commissione europea dopo le elezioni del prossimo 9 giugno: la presidente uscente Ursula von der Leyen (tedesca, Partito popolare europeo), Nicolas Schmit (lussemburghese, Partito socialista europeo), Marie-Agnes Strack-Zimmermann (tedesca, Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa), Bas Eickhout (olandese, Verdi), Anders Vistisen (danese, Identità e Democrazia), Walter Baier (austriaco, Partito della sinistra europea), Maylis Roßberg (tedesca, Alleanza libera europea) e Valeriu Ghilețchi (moldavo, Movimento politico cristiano europeo).

Tra i temi affrontati la guerra in Ucraina, la situazione in Medio Oriente, questioni economiche e sociali e il futuro dell’Unione. In breve il dibattito si è trasformato in un “von del Leyen contro tutti” con la presidente uscente che ha difeso la linea politica adottata nei confronti dell’aggressione russa a Kiev e della crisi a Gaza dagli attacchi dei candidati delle formazioni di sinistra.

L’ombra di Giorgia Meloni sul dibattito

Assente l’ECR (Conservatori e Riformisti europei), il gruppo cui appartiene Fratelli d’Italia, che, tuttavia, ha beneficiato di una maggiore visibilità rispetto ad alcuni dei membri presenti. Bas Eickhout ha chiesto direttamente a Ursula von der Leyen se, in un eventuale secondo mandato, collaborerà con la formazione di destra radical-conservatrice, che riunisce partiti nazionalisti-conservatori come Fratelli d’Italia, Diritto e Giustizia (Polonia), o i partiti di destra radicale come Vox (Spagna), la Nuova Alleanza Fiamminga (Belgio), Reconquête (Francia). Sebbene la presidente della Commissione abbia apertamente criticato il gruppo ID (cui appartengono la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen, tra gli altri), le cui posizioni sono considerate pericolose dai partiti europeisti, è stata più riluttante a criticare l’ECR, dopo aver sviluppato buoni rapporti di lavoro con la premier Giorgia Meloni, riferisce Euronews.

I conservatori europei non nascondono la speranza di creare una maggioranza di destra all’europarlamento, escludendo i socialisti, un’idea che spacca il Partito Popolare Europeo, diviso tra formazioni più propense a un dialogo con la destra conservatrice (il PP spagnolo, ad esempio) e partiti che intendono continuare la collaborazione con i socialisti (su tutti i polacchi di Piattaforma civica).

Un sistema in discussione

Il sistema degli Spitzenkandidaten è stato introdotto nel 2014, quando il blocco ha tenuto la prima votazione dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. La revisione approfondita del testo istitutivo ha permesso di chiarire le modalità di nomina del presidente della Commissione europea. Tuttavia, proprio in quanto “candidati principali”, non sono candidati “sicuri”, sono poi i governi dei ventisette a proporre un candidato al Parlamento europeo, in quanto tale nomina è competenza del Consiglio, geloso delle proprie prerogative e della necessità di considerare gli equilibri tra i vari stati membri.

La stessa Ursula von der Leyen è stata nominata dai governi scavalcando il connazionale Manfred Weber, Spitzenkandidat popolare alle elezioni del 2019. La decisione dei governi di scavalcare gli Spitzenkandidaten aprì un contenzioso tra il Consiglio, cui spetta la nomina, e il Parlamento, che deve ratificarla. I legislatori approvarono poi la sua nomina con nove voti, il margine più piccolo di sempre.

Euronews parla apertamente di “farsa politica”: si simula una competizione elettorale come quella di un qualsiasi paese membro senza che poi vi sia una ricaduta reale al momento delle nomine, che rimangono appannaggio dei governi. Il che, probabilmente, spiega il disinteresse nei confronti del dibattito.

Gianluigi Micelli
Studente della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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