Lo scorso 11 giugno si è spento Majed Abu Maraheel, il primo atleta palestinese a partecipare alle Olimpiadi. Abu Maraheel, 61 anni, aveva avuto un’insufficienza renale all’inizio di quest’anno. La famiglia aveva tentato di trasportarlo in Egitto per le cure mediche necessarie attraverso il valico di Rafah, che però Israele ha chiuso durante la guerra, come riporta The Middle East Eye.
L’atleta ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 e ha gareggiato nella 10 km maschile posizionandosi 21°. Fu eliminato dalla gara ma divenne un’icona per il mondo dello sport e per la Palestina. Fece scalpore la risposta al Daily Press dell’epoca, al quale aveva dichiarato «il mio obiettivo non è vincere l’oro ma di far sapere al mondo che la Palestina esiste».
Abu Maraheel, nato nel campo profughi di Nuseirat nel 1963, aveva iniziato ad allenarsi correndo 19 km ogni giorno dalla spiaggia di Gaza al checkpoint israeliano, cronometrandosi con un Casio. Lo aveva raccontato l’atleta stesso in un’intervista al New York Times. Dopo i giochi si è ritirato e ha iniziato a lavorare come allenatore di atletica, come riporta SportsPolitika.
La perdita di Majed Abu Maraheel ha acceso i riflettori sulla situazione degli atleti palestinesi. Il Presidente del Comitato Olimpico Palestinese, Jibril Rajoub, alla luce delle Olimpiadi di Parigi 2024 ha ricordato i 300 atleti e personale sportivo che hanno perso la vita negli ultimi 8 mesi. Durante una conferenza stampa a Ramallah, Rajoub ha sottolineato come le restrizioni alla circolazione rendono i viaggi per eventi sportivi internazionali, come riportato da Times of Isreal. Rajoub si è poi espresso sulle proteste in Europa vedendole come un messaggio di speranza per i palestinesi.
La morte di Abu Maraheel rimarca inoltre le condizioni dei malati a Gaza. Secondo le stime dell’organizzazione Euro-med monitor, ci sono più di 1500 pazienti affetti da insufficienza renale nella Strisci di Gaza, le cui condizioni peggiorano di giorno in giorno. In particolare gli ospedali devono far fronte alla mancanza di elettricità, strumenti chirurgici, personale medico-sanitario e medicinali, incluso gli anestetici. Di conseguenza, i pazienti non riescono più a ricevere cure essenziali, come le dialisi, portando ad una “lenta morte” dei malati.
Nonostante il dolore per la perdita di un campione, gli atleti palestinesi continueranno a rappresentare «un Paese, una storia e una causa. Porteremo un messaggio di pace» ha dichiarato Nader Jayousi, direttore tecnico del Comitato Olimpico Palestinese, a France24.