giovedì, 21 Novembre 2024
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Scontri e proteste infiammano l’Argentina di Milei

Le riforme di Milei preoccupano attivisti e lavoratori. L’Argentina scende in piazza

Lo scorso 13 giugno il senato argentino ha approvato il pacchetto di riforme “Ley Bases” voluto dal presidente Javier Milei. Mentre in senato si discuteva, le strade di Buenos Aires si sono riempite di manifestanti. Numerosi scontri con la polizia, a tratti violenti, sono stati registrati.

Il pacchetto Ley Bases comprende 238 articoli. Tra I vari cambiamenti, tre risultano essere di particolare rilievo, come spiegato da BBC News Mundo. In primis, al presidente Milei verranno assegnati poteri straordinari per un anno in materia di economia, energia e amministrazione pubblica. Un altro importante cambiamento riguarda le privatizzazioni, seppur non ai livelli prosposti inizalmente dall’aministarzione Milei. Infatti, delle 40 aziende proposte solo due potranno effettivamente essere soggette a privatizzazione: Intercargo, che fornisce servizi aeroportuali alle compagnie aeree, ed Energía Argentina, responsabile dello stoccaggio di carburante e dello sfruttamento di giacimenti di idrocarburi. La riforma del lavoro ha generato parecchio malcontento. I lavoratori e i sindacati protestano sull’abrogazione delle sanzioni risarcitorie per il mancato pagamento puntuale, per la mancata registrazione dei lavoratori e per il mancato pagamento delle indennità dopo la cessazione dei rapporti di lavoro, riporta BioBioChile.

Intanto continuano le proteste per i continui attacchi del governo verso i centri anti-violenza di genere e verso le donne. Secondo quanto riporta l’Internazionale, Milei nel mese di dicembre aveva sciolto il Ministero delle Donne, del Genere e delle Diversità. Lo aveva ridotto ad un sottosegretariato per la protezione delle vittime di violenza di genere, ma ora verrà definitivamente chiuso. Lo ha confermato a The Guardian la presidente del sottosegretariato, Claudia Barcia. La decisione fa parte dei tagli della spesa pubblica nel tentativo di far risollevare l’Argentina dalla profonda crisi economica. Ma le donne ne pagano il prezzo più grande. Veronica Gaco, ricercatrice e attivista ha dichiarato al giornale britannico: “Milei sta smantellando l’ultima risorsa contro la violenza di genere nelle politiche pubbliche. Ha stabilito che il femminismo è il suo nemico e sta nuovamente punendo le donne”. La decisione arriva in un momento storico in cui la violenza di genere è aumentata dell’11% rispetto allo scorso anno, questo è quanto riporta il Buenos Aires Times.

Non solo la violenza contro le donne, ma anche le discriminazioni contro la comunità LGBTQ+ sembrano essere in aumento. Lo scorso 6 maggio una bottiglia di molotov è stata lanciata nella stanza d’albergo dove quattro donne lesbiche vivevano, riporta Il Fatto Quotidiano. Nell’incendio tre di loro hanno perso la vita. Pamela Fabiana Cobas, morta quasi subito, la sua compagna, Mercedes Roxana Figueroa e Andrea Amarante sono decedute in ospedale. Il principale sospettato è il loro vicino, il sessantasettenne Justo Fernando Barrientos, poi tratto in arresto. Nei giorni seguenti le attiviste e le amiche delle quattro donne sono scese in piazza per protestare il “lesbicidio” e per l’apparente disinteresse del governo nei confronti dell’escalation di violenza e discriminazione, riferisce El Pais.

Come ricorda Maria Rachid, Segretaria per gli Affari Internazionali della Fundacion Argentina LGBT, il Paese è stato un pioniere dei diritti umani e in particolare per la comunità LGBTQ+. Il matrimonio tra persone dello stesso genere fu legalizzato nel 2009 e nel 2012 fu adottata la Legge sull’Identità di Genere. Ma a sei mesi dalle elezioni del partito anarco-capitalista e ultradestra di Milei le preoccupazioni degli attivisti diventano sempre più reali. Quello che un tempo era il faro dei diritti umani nella regione del Sud America rischia di sparire.

Lisia Petrini
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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