martedì, 26 Novembre 2024
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L’Australia valuta il divieto dei social per i minori di 16 anni

Una proposta di legge per tutelare i giovani da contenuti dannosi e manipolazione digitale

Il governo australiano ha presentato una proposta di legge che mira a vietare ai minori di 16 anni l’accesso ai social media, in un’iniziativa che il Primo Ministro Anthony Albanese ha descritto come «un atto per proteggere i bambini e sostenere i genitori».

DW evidenzia come il disegno di legge preveda sanzioni severe per le piattaforme che non implementano sistemi di verifica dell’età, come la biometria o identificazioni governative. Questa normativa rappresenterebbe, se approvata, una delle misure più rigide al mondo nel regolamentare l’uso dei social media da parte dei giovani. Secondo Albanese, si tratta di un “riforma epocale” pensata per affrontare i rischi del tempo prolungato trascorso online, che include la manipolazione algoritmica per aumentare il coinvolgimento degli utenti.
La Ministra per le Comunicazioni, Michelle Rowland, ha aggiunto che oltre il 95% dei genitori australiani identifica la sicurezza online come una delle principali sfide nell’educazione dei figli. ​

La BBC riporta che i dati del governo di Canberra mostrano che il 64% dei giovani australiani tra i 14 e i 17 anni è stato esposto a contenuti dannosi online, inclusi incitamenti all’autolesionismo e alla violenza. Rowland ha dichiarato che questa misura non intende isolare i giovani, ma proteggerli e garantire la loro sicurezza. Tuttavia, alcuni esperti hanno avvertito che il divieto potrebbe spingere i giovani verso piattaforme clandestine e non regolamentate, aumentando i rischi piuttosto che ridurli. Nonostante ciò, il governo ritiene che l’attuale livello di esposizione a contenuti pericolosi giustifichi misure drastiche.

The Globe Post porta alla luce la singolarità di questa normativa, ossia che il divieto non consente eccezioni, nemmeno con il consenso dei genitori, distinguendosi da simili normative proposte in altri paesi come Francia e Spagna. Le piattaforme educative come YouTube e Google Classroom saranno esentate, poiché non utilizzano algoritmi per manipolare il tempo di utilizzo. Tuttavia, il disegno di legge deve ancora essere approvato dal Parlamento, dove sono attesi emendamenti richiesti da indipendenti e partiti minori, come i Verdi, che chiedono maggiori dettagli sull’applicazione della normativa.

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