Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ordinato l’invio di 1.500 soldati al confine meridionale con il Messico, rafforzando la già significativa presenza militare statunitense in risposta all’afflusso di migranti illegali. Questo dispiegamento aggiuntivo, che include Marines, equipaggi di elicotteri e analisti di intelligence, rientra in un ampio piano di sicurezza nazionale che mira a fermare quella che Trump ha più volte definito un’emergenza nazionale.
Il numero totale di soldati al confine potrebbe aumentare ulteriormente, con una pianificazione che prevede fino a 10.000 soldati, sebbene i funzionari del Pentagono abbiano sottolineato che il numero esatto dipenderà da vari fattori, tra cui l’impatto sulle operazioni globali dell’esercito. Secondo quanto riportato da Reuters, questo nuovo dispiegamento è stato giustificato come una risposta necessaria per ottenere «il completo controllo operativo del confine meridionale degli Stati Uniti», come disposto dal presidente attraverso un ordine esecutivo firmato il 20 gennaio.
Oltre ai soldati a terra, Washington utilizzerà anche aerei militari per supportare i voli di deportazione di oltre 5.000 migranti detenuti nei settori di San Diego ed El Paso. Robert Salesses, Segretario della Difesa ad interim, ha specificato in una dichiarazione riportata dalla CNN che le truppe si concentreranno principalmente su attività di monitoraggio e supporto logistico, con l’intento di rafforzare le capacità di rilevamento delle minacce e il controllo dei flussi migratori, senza assumere ruoli diretti nelle forze di polizia, in conformità con la legge “posse comitatus”, che limita l’impiego di soldati per attività di polizia domestica.
Nel frattempo, il governo ha già sospeso il Programma di Accoglienza Rifugiati degli Stati Uniti (USRAP), fino a quando «l’ingresso negli Stati Uniti di rifugiati non sarà in linea con gli interessi del Paese», bloccando i piani di viaggio per migliaia di rifugiati in attesa di ricollocamento, come riportato dalla BBC.
Questo è solo il primo passo di un ampio piano d’azione volto ad ampliare la politica di deportazioni rapide e incrementare le risorse destinate a prevenire l’ingresso di migranti illegali attraverso il confine meridionale.