martedì, 1 Aprile 2025
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Ripresa delle ostilità tra Israele e Hamas: oltre 400 morti in nuovi raid su Gaza

Dopo il fallimento dei negoziati per gli ostaggi, Israele intensifica gli attacchi aerei, si rischia l’aggravaesi della crisi umanitaria e nuove tensioni in Medio Oriente

Il 19 gennaio 2025 Hamas e Israele avevano raggiunto una tregua, sospendendo temporaneamente le violenze. Tuttavia, poco meno di due mesi dopo, Israele ha ripreso le operazioni militari su Gaza. Nelle prime ore del 18 marzo 2025, almeno 404 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise nei raid aerei dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane), secondo fonti di Al Jazeera e del ministero della salute di Gaza.

Dopo il fallimento dei negoziati in corso per estendere il cessate il fuoco, il governo israeliano ha annunciato l’intenzione di intensificare l’azione militare contro Hamas fino al raggiungimento degli obiettivi di guerra, tra cui la liberazione di tutti gli ostaggi, come riportato da Politico.

L’obiettivo dell’attacco sarebbe stato quello di colpire i comandanti di Hamas di alto rango e le infrastrutture del gruppo. Tra le vittime ci sarebbe il leader Essam al-Dalis e Mahmoud Abu Wafah, vice ministro dell’Interno di Gaza, insieme ad altri alti ufficiali del gruppo.

Hamas non ha ancora risposto all’attacco, mentre la crisi umanitaria si aggrava. Gli ospedali di Gaza sono sopraffatti dal numero crescente di feriti, molti dei quali bambini, e i soccorritori faticano a estrarre le vittime dalle macerie. Secondo il ministero della salute di Gaza, oltre 660 persone sono rimaste ferite e il sistema sanitario è al collasso. Secondo la CNN, la situazione negli ospedali di Gaza è critica, con difficoltà nell’assistenza ai feriti il collasso delle restanti infrastrutture sanitarie.

Alcuni analisti ipotizzano un collegamento tra la ripresa delle ostilità e il ritorno di Trump alla Casa Bianca. The Wall Street Journal scrive che il presidente americano avrebbe dato il via libera all’offensiva contro i palestinesi. Inoltre, The Guardian riferisce che il 18 marzo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe dovuto testimoniare in aula nel suo processo per corruzione, ma l’attacco ha portato al rinvio dell’udienza.

Questi eventi rischiano di alimentare nuove tensioni in Medio Oriente, dove gli equilibri geopolitici appaiono sempre più instabili. La comunità internazionale fatica a trovare una soluzione diplomatica mentre il conflitto minaccia di protrarsi ulteriormente, con ripercussioni su scala regionale e il pericolo di un coinvolgimento di altri attori internazionali.

Alessia Gjuzi
Studentessa di Investigazione, Criminalità e Sicurezza Internazionale all'Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT)
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