«Un duro colpo per l’economia mondiale». Commenta così Ursula Von der Leyen l’entrata in vigore dei dazi al 20% sulle merci UE importate dagli Stati Uniti, aggiungendo che «si diffonderà l’incertezza e un maggiore protezionismo» con «conseguenze nefaste per milioni di persone in tutto il mondo».
Sono 60 i paesi che si vedranno colpiti da tariffe ancor più elevate a partire dal 9 di aprile, tra cui Europa e Cina.
Trump ha dichiarato che, attraverso queste misure, «gli Stati Uniti torneranno a essere ricchi», precisando di essere stato molto «gentile» nella presa di tale decisione, come riporta la BBC.
Le reazioni dei leader europei sono di preoccupazione ma al contempo assertività: Starmer ha affermato che una guerra commerciale non è nell’interesse nazionale, ma per ora non è stata scartata nessuna ipotesi; Sanchez ha assicurato che proteggerà il suo paese, proponendo un pacchetto di 14 miliardi a sostegno dell’economia e suggerendo all’Europa delle contromisure per poter finanziare poi un fondo di aiuti; Macron si è indirizzato invece verso una proposta più drastica: la sospensione degli investimenti francesi negli Stati Uniti finchè non si arrivi a fare chiarezza su questa situazione, oltre all’imposizione di una tassa sui servizi digitali per colpire le Big Tech statunitensi. Giorgia Meloni ha confermato che «una guerra commerciale non sarebbe conveniente né per l’UE né per gli USA». «Non smetteremo di esportare negli Usa, ma attenzione all’allarmismo» ha dichiarato, «non è una catastrofe», mentre precisa «non sono convinta che il modo migliore di rispondere ai dazi sia con altri dazi», in riferimento alla notizia trapelata da fonti UE secondo cui quest’ultima sarebbe pronta a delle contromisure da lanciare già il 15 aprile. Intanto, è ufficiale la visita di J. D. Vance in Italia prima di Pasqua, come riporta Reuters.
E a proposito di contromisure, le possibilità di contrattacco dell’Ue, secondo la BBC, non sono remote. Per quanto l’economia statunitense sia forte, rappresentando il 25% del PIL globale, anche l’Unione Europea ha la sua parte nella scena, con un mercato unico che rappresenta il 22% del PIL globale. Tuttavia, se si sposta il focus sul terreno della politica, il margine di azione si riduce. Prendendo ad esempio le riserve energetiche, l’Europa ha iniziato ad acquistare gas naturale liquefatto dagli USA a seguito dell’invasione russa all’Ucraina su larga scala. Ridurre quelle importazioni o tassarle non sarebbe produttivo né per gli USA né per l’UE, senza considerare l’incrinatura delle relazioni tra paesi che ne deriverebbe.
Secondo la BBC, l’economia tedesca sarebbe la più colpita in Europa, seguita da Italia, Francia e Spagna.
Tuttavia, un altro grande problema risulterebbe dalla situazione cinese: i dazi imposti alla Cina sono superiori al 50% e, se l’UE fosse costretta a proteggersi aumentando le tariffe sulle importazioni di prodotti cinesi, questo potrebbe non scongiurare una guerra commerciale con Pechino.