mercoledì, 7 Maggio 2025
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Israele prepara una nuova offensiva contro Gaza: preoccupazioni internazionali e crisi umanitaria in peggioramento

Israele approva un piano per la conquista totale della Striscia di Gaza, mentre la crisi umanitaria peggiora e cresce la pressione internazionale

Israele ha annunciato un’espansione significativa delle sue operazioni militari nella Striscia di Gaza, con l’obiettivo dichiarato di “conquistare” l’intero territorio palestinese e stabilirvi una “presenza sostenuta”, a riportare la notizia è The Guardian. Il piano, approvato all’unanimità dal gabinetto di sicurezza domenica sera, segna una svolta drastica nell’offensiva israeliana e solleva serie preoccupazioni a livello internazionale.

Secondo diversi funzionari israeliani, la nuova fase prevedrebbe un’intensa offensiva terrestre e aerea che porterà allo sfollamento forzato della popolazione di Gaza verso il sud per “proteggerla” e all’intensificazione degli attacchi contro Hamas. Attualmente, oltre il 70% del territorio è già sotto controllo diretto israeliano o soggetto a ordini di evacuazione imposti dall’esercito.

Il capo di stato maggiore, tenente generale Eyal Zamir, ha annunciato la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti, per consentire l’invio di truppe regolari nella Striscia. Tuttavia, Zamir ha rifiutato le richieste di alcuni ministri di affidare alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) anche la distribuzione degli aiuti umanitari, nonostante il collasso quasi totale del sistema umanitario locale e la grave carenza di cibo per i 2,3 milioni di abitanti del territorio.

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha duramente criticato il piano israeliano per la gestione degli aiuti, definendolo una violazione dei principi umanitari fondamentali. Secondo OCHA, la proposta di far transitare gli aiuti solo attraverso hub israeliani sotto controllo militare rappresenta una pericolosa tattica di pressione politica e militare, che mette in pericolo civili e operatori umanitari.

Parallelamente, Hamas ha condannato la nuova strategia definendola un “ricatto politico”, accusando Israele di essere responsabile della catastrofe umanitaria in corso. Intanto, una coalizione di familiari degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas – 58 secondo le stime ufficiali – ha accusato il primo ministro Benjamin Netanyahu di mettere a rischio la vita dei prigionieri, oltre che quella dei soldati, con l’espansione delle operazioni militari.

La decisione di Netanyahu sembra anche motivata da pressioni interne: il suo governo dipende dal sostegno dei partiti di estrema destra, favorevoli alla rioccupazione permanente di Gaza, da cui Israele si ritirò formalmente nel 2005. La nuova sessione parlamentare apertasi lunedì potrebbe ulteriormente spingere il premier a mantenere la linea dura.

Intanto, gli attacchi israeliani non si fermano. Nella notte, bombardamenti su Gaza City, Beit Hanoun e Beit Lahiya hanno causato almeno 17 vittime, tra cui donne e bambini. L’ospedale al-Shifa continua a ricevere corpi senza sosta, mentre la popolazione civile paga il prezzo più alto di un conflitto sempre più devastante.

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