Il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, tenutosi il 4 maggio 2025, ha segnato un momento cruciale nella storia politica del Paese. George Simion, leader del partito ultranazionalista e euroscettico Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), ha ottenuto il 41% dei voti, secondo quanto riportato da El País. Alle sue spalle si sono classificati l’indipendente Nicușor Dan con il 21% e il candidato pro-europeo Crin Antonescu con il 20,51%. Il ballottaggio, previsto per il 18 maggio, vedrà quindi contrapposti Simion e Dan.
Queste elezioni rappresentano una ripetizione della tornata di novembre 2024, annullata dalla Corte Costituzionale a causa di presunte interferenze russe a favore del candidato ultranazionalista Calin Georgescu. Quest’ultimo, ora escluso dalla competizione per accuse legate al finanziamento illecito della campagna e presunti legami con gruppi fascisti, ha espresso il suo sostegno a Simion. Simion ha dichiarato l’intenzione di reintegrare Georgescu in un ruolo di leadership in caso di vittoria, ipotizzando anche la possibilità di nominarlo primo ministro .
La partecipazione elettorale ha raggiunto il 53,2%, con un significativo aumento del voto all’estero. Simion ha ottenuto un sostegno massiccio in 36 dei 47 distretti del Paese e ha conquistato il 61% del voto della diaspora, evidenziando una forte mobilitazione tra gli elettori romeni residenti all’estero .
La campagna elettorale è stata caratterizzata da tensioni crescenti, episodi di hacking e accuse di manipolazione. Secondo El País, gruppi legati alla Russia, come NoName057, sono stati accusati di aver condotto attacchi informatici, mentre la piattaforma TikTok è stata criticata per aver facilitato la diffusione di propaganda nelle elezioni precedenti .
La vittoria di Simion al primo turno rappresenta un punto di svolta per la Romania, membro dell’Unione Europea e della NATO, e solleva interrogativi sul futuro orientamento geopolitico del Paese. La sua posizione euroscettica e le critiche rivolte alla leadership dell’UE potrebbero influenzare le relazioni internazionali di Bucarest, in un momento in cui la stabilità nella regione è cruciale.
Il ballottaggio del 18 maggio sarà determinante per il futuro della Romania, delineando se il Paese proseguirà sulla strada dell’integrazione europea o intraprenderà un percorso più nazionalista e isolazionista. La comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi della situazione, consapevole delle implicazioni che questa scelta avrà per l’intera regione.