venerdì, 12 Dicembre 2025
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Elezioni in Iraq: un nuovo equilibrio geopolitico

Le elezioni in Iraq potrebbero portare ad un nuovo equilibrio nella regione mediorientale

Le elezioni parlamentari in Iraq si sono tenute l’11 novembre 2025 per il rinnovo dei 329 seggi del Consiglio dei Rappresentanti. Il processo elettorale ha adottato un sistema proporzionale in 19 collegi plurinominali con metodo Sainte-Laguë modificato (divisore 1,7), biometria nei registri elettorali, quote riservate al 25% per le donne (83 seggi) e 9 seggi per minoranze etnico-religiose (5 per cristiani assiri, 1 ciascuno per mandei, yazidi, shabak e curdi feyli). 

La coalizione di Mohammed Shia al-Sudani ha ottenuto 46 seggi su 329, risultando il gruppo più rappresentato ma senza raggiungere la maggioranza necessaria per governare da sola. Il blocco sciita filo-Iran State of Law di Nouri al-Maliki e il movimento sunita Taqaddum sono stati superati, mentre la distribuzione dei seggi continua a seguire linee settarie e regionali. L’affluenza è salita al 56%, in aumento rispetto al 43% del 2021, con partecipazione maggiore nelle province curde e sunnite rispetto a quelle sciite, secondo i dati riportati da ISPI.

Prima del voto, il clima era segnato da profondo malcontento popolare, dovuto alle proteste Tishreen del 2019-2021 che causarono centinaia di vittime e portarono a riforme elettorali. Tale disordine è stato causato da fattori quali disoccupazione giovanile (25-30%), corruzione (Iraq 154° su 180 nel Corruption Perceptions Index 2024) e carenze infrastrutturali (blackout elettrici, scarsità d’acqua) specie tra i giovani sotto i 30 anni (oltre il 60% della popolazione). Inoltre, il boicottaggio promosso da Muqtada al-Sadr, leader sadrista ex-vincitore con 73 seggi nel 2021, ha ridotto la partecipazione nelle aree a maggioranza sciite e le critiche riguardo all’inefficienza del sistema non sono state superate nonostante il tetto dei finanziamenti elettorali (fissato a 1 miliardo di dinari) e la presenza di un monitoraggio indipendente, come riporta Arab reform.

Nonostante l’instabilità regionale, le elezioni si sono tenute in un clima di relativa calma. Ma la sfiducia dei giovani iracheni rimane. Queste elezioni sono particolarmente significative per cercare di riconquistare la fiducia del popolo, che si ritrova ad affrontare un aumento del tasso di disoccupazione del 32%, afferma ISPI. Sul piano internazionale, l’Iraq deve riuscire a svincolare la regione della lunga influenza iraniana, riconquistando così le regioni del Golfo, d’Europa e d’America. É la pressione statunitense a farsi sentire su questo punto, come afferma The New York Times.

Queste sono le prime elezioni nel Paese e nella regione dagli attacchi del 7 ottobre che hanno scatenato la guerra contro Hamas e hanno riacceso le tensioni tra Iran e Stati Uniti. Nella sua posizione centrale, Baghdad si ritrova a dover abbandonare le relazioni con l’Iran per favorire un allineamento con l’Occidente, riporta Arab Reform. Le nuove tensioni nella regione hanno portato all’attenzione del governo nascente la necessità di limitare la potenza delle milizie, legittimando così l’uso della forza da parte dello Stato. Inoltre, è la prima volta in 20 anni che le elezioni nel Paese vengono organizzate senza il sostegno della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite per l’Iraq  (UNAMI) e il sostegno statunitense USAID, entrambi ritirati nel 2021. 

In conclusione, l’instabilità regionale e la frammentazione interna aumentano l’incertezza della forza e dell’unità governativa post-elezioni, anche se è riscontrabile una crescente politica interna più autoreferenziale e gradualmente più lontana dalle pressioni esterne. 

di Lisia Petrini, Alessia Gega

Lisia Petrini
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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