La Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant e Mohammed Deif, comandante militare di Hamas.
News Northeastern evidenzia come i giudici della CPI abbiano stabilito “ragionevoli motivi” per ritenere che i tre abbiano commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante il recente conflitto tra Israele e Hamas. Le accuse contro Netanyahu e Gallant riguardano principalmente i bombardamenti su Gaza, che hanno causato migliaia di vittime civili, tra cui numerosi bambini. Hamas, invece, è accusato di sequestri, torture e violazioni dei diritti umani nei confronti di civili israeliani. Questi crimini, definiti dalla CPI come gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, riflettono la brutalità di un conflitto che ha avuto un impatto devastante su entrambe le parti.
La BBC fa notare un particolare interessante riguardante il mandato di arresto e le accuse specifiche contro Mohammed Deif, ritenuto il principale responsabile delle operazioni militari di Hamas, nonostante egli potrebbe essere già deceduto a seguito di un raid israeliano a luglio 2024.
In ogni caso la sua figura resta simbolica per le indagini della CPI. La risposta di Israele non si è fatta attendere: Gerusalemme descrive l’azione della Corte come “politicamente motivata”, rifiuta la sua giurisdizione e la accusa di parzialità. Anche Hamas ha respinto le accuse, sottolineando che i raid israeliani hanno causato distruzioni massicce e vittime civili su larga scala, sollevando domande sull’equilibrio nella ricerca della giustizia internazionale.
La CPI, che non dispone di una propria forza di polizia, dipende dalla cooperazione degli Stati membri per eseguire i mandati. Questo potrebbe complicare l’arresto dei leader accusati, soprattutto perché Israele non è firmatario dello Statuto di Roma, il trattato che ha istituito la Corte. Comunque, nonostante le sfide legali e politiche, l’emissione dei mandati rappresenta un passo significativo nel promuovere la responsabilità per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.