Nei primi tre mesi del 2025, gli arrivi irregolari ai confini europei sono diminuiti del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati forniti da Frontex. Il calo, che interessa tutte le principali rotte migratorie, è particolarmente marcato nei Balcani occidentali, dove si è registrata una flessione del 64%. Nonostante i numeri in diminuzione, le organizzazioni per i diritti umani lanciano l’allarme: dietro alle cifre si celano accordi controversi e gravi violazioni dei diritti fondamentali.
The Guardian riporta che Judith Sunderland di Human Rights Watch sottolinea come la politica europea di deterrenza stia costringendo le persone a percorsi sempre più pericolosi. «Non si tratta solo di numeri», ha dichiarato. «Ogni statistica rappresenta vite spezzate: persone che annegano nel Mediterraneo, che subiscono violenze alle frontiere o che restano intrappolate in condizioni disumane ai margini dell’Europa».
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha segnalato che, tra gennaio e marzo 2025, almeno 555 migranti hanno perso la vita tentando di attraversare il Mediterraneo o l’Atlantico. Numeri che si sommano alle oltre 3.500 vittime registrate nel 2024. «Serve un impegno concreto per canali migratori sicuri e regolari», ha dichiarato un portavoce.
La cooperazione rafforzata tra Bruxelles e paesi terzi come Libia e Tunisia è al centro delle critiche. In queste aree, sono state documentate pratiche sistematiche di detenzione arbitraria, torture e violenze sessuali. Secondo l’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR), tali pratiche equivalgono a crimini contro l’umanità e avvengono con il tacito consenso europeo.
Allison West, consigliera legale dell’ECCHR, evidenzia come il calo degli arrivi ufficiali non equivalga a una diminuzione delle persone in movimento, ma a un loro contenimento forzato in contesti degradanti. «Questi abusi non sono effetti collaterali, ma il risultato prevedibile di una strategia che antepone la chiusura delle frontiere alla protezione delle persone».
Parallelamente, si moltiplicano anche le iniziative bilaterali: come scrive il Daily Mail, Regno Unito e Francia stanno valutando un accordo pilota che prevede lo scambio di migranti irregolari con persone aventi diritto alla ricollocazione per motivi familiari. L’obiettivo è scoraggiare le traversate del Canale e colpire i trafficanti. Tuttavia, secondo osservatori europei, un’estensione del modello a livello europeo incontrerebbe forti resistenze politiche.
Intanto, anche in Grecia – punto di passaggio chiave lungo la rotta balcanica – si irrigidiscono le politiche migratorie. Secondo il Greek City Times, il ministro per la Migrazione e l’Asilo, Makis Voridis, ha dichiarato che la permanenza irregolare nel Paese «non sarà tollerata», annunciando rimpatri accelerati e la reintroduzione della Turchia tra i Paesi terzi sicuri. Ha inoltre sottolineato la necessità di canali legali per l’ingresso, in linea con la strategia europea di contenimento e deterrenza.
In un contesto segnato formazioni anti-immigrazione, le politiche europee sembrano sempre più orientate al contenimento, anche a costo di ignorare principi fondamentali. Mentre i flussi si riducono, il prezzo umano resta elevato e spesso invisibile.