domenica, 24 Novembre 2024
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Ucraina: le conseguenze del conflitto sull’ambiente

Le conseguenze della crisi russo-ucraina riguardano anche la natura, con un impatto ambientale non indifferente

Come riportato dal New York Times, alla stregua di quanto accaduto in conflitti passati, anche in Ucraina la natura rischia di diventare una delle “vittime” della guerra ancora in corso.

Prima del conflitto, la Riserva della Biosfera del Mar Nero, situata nell’Ucraina meridionale, ospitava più di 120.000 specie di uccelli migratori rari, ma anche specie protette come il delfino tursiope del Mar Nero, fiori rari e numerose specie di pesci e molluschi, ma negli ultimi mesi, la Riserva “ospita” anche le truppe russe.

L’attività militare nella zona ha causato numerosi incendi, talmente grandi da risultare visibili dallo spazio, e diventando motivo di preoccupazione per la sopravvivenza delle specie animali della zona.

Thor Hanson, un biologo esperto sull’influenza delle guerre sull’ambiente, ha affermato: «Vediamo cosa sta succedendo in Ucraina, e siamo scioccati e inorriditi prima di tutto per il costo della guerra in termini di vite umane, ma anche per quello che sta succedendo all’ambiente».

L’Ucraina è in una zona di transizione ecologica, ed ospita vibranti zone paludose, foreste ed ampie steppe vergini. Ad oggi, le truppe russe si sono infiltrate o hanno condotto operazioni militari in più di un terzo delle riserve naturali ucraine, mettendo a rischio l’equilibrio degli ecosistemi e delle specie animali che li abitano.

Ricerche riguardanti conflitti precedenti e rapporti sull’attuale situazione bellica in Ucraina suggeriscono che l’impatto ambientale del conflitto potrebbe protrarsi per decenni, in quanto ogni conflitto armato di una certa portata comporta la distruzione di habitat, l’uccisione della fauna selvatica e l’inquinamento ambientale, in maniera tale da rendere spesso così inospitali quelle zone da impedire a qualsiasi forma di vita di prosperare al loro interno.

«L’ambiente è la vittima silenziosa dei conflitti», ha affermato Doug Weir, direttore della ricerca e delle politiche presso il Conflict and Environment Observatory britannico.

Uno studio del 2018 ha mostrato quanto i conflitti armati fossero direttamente legati al declino della fauna selvatica in numerose riserve naturali dell’Africa. La presenza di animali selvatici infatti si manteneva stabile nei periodi di pace, per poi diminuire drasticamente nei periodi di guerra, e si riscontrava un declino maggiore in concomitanza con conflitti più frequenti.

Come accadde durante la guerra del Vietnam, spesso la devastazione ambientale rappresenta una vera e propria tattica militare, infatti l’esercito americano in Vietnam spruzzò defoglianti su vaste aree verdi col preciso scopo di diradare le foreste e privare l’esercito nemico di copertura.

Un ulteriore fonte di preoccupazione in Ucraina sono i numerosi impianti chimici e di stoccaggio, miniere di carbone, depositi di petrolio e reattori nucleari che rappresentano una minaccia non indifferente in termini di inquinamento e contaminazione radioattiva, in caso vengano colpiti dal fuoco russo, come accaduto di recente a Zaporizhzhia o Kharkiv.

Le perdite causate quindi dal conflitto in corso, non si limiteranno “soltanto” a quelle umane, ma si aggiunge al già drammatico bilancio anche la distruzione ambientale causata da ettari di terra bruciata, alberi abbattuti o sradicati, foreste devastate dai missili, resti di mezzi militari abbandonati, ordigni e munizioni inesplose e flora e fauna annientate.

Francesca Nardella
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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