Il noto banchiere russo con un patrimonio stimato di 9 miliardi di dollari che lo rende, secondo la classifica di Forbes, tra gli uomini più ricchi della Russia, ha comunicato attraverso la propria pagina instagram: «Ho ufficialmente rinunciato alla mia cittadinanza russa». In un primo momento, aveva postato una foto con un certificato di rinuncia alla cittadinanza datato 26 ottobre, post che è stato misteriosamente rimosso; successivamente, ha deciso di pubblicare un altro post, ribadendo quanto espresso in precedenza. L’uomo d’affari ha spiegato di aver deciso di rinunciare alla cittadinanza perché non voleva essere in nessun modo associato al “fascismo di Putin”.
Subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina iniziata lo scorso 24 febbraio, l’uomo d’affari ha criticato aspramente la cosiddetta operazione militare speciale: dichiarazioni giunte dopo le numerose sanzioni inflitte dalla comunità internazionale al paese aggressore, misure che hanno costretto il noto imprenditore a vendere le proprie quote d’azione della Tinkoff Bank.
L’obiettivo del post sul social network sembra essere quello di incitare altri colleghi ad agire in modo analogo, come testimonia la conclusione dello stesso: «Spero che altri uomini d’affari seguano il mio esempio e smettano di lavorare per il fascismo, rinunciando alle loro attività e alla cittadinanza».
Quello di Oleg Tin’kov non è un gesto isolato: lunedì scorso è stato reso noto da Bloomberg (multinazionale operativa nel settore dei mass media con sede a New York e filiali in tutto il mondo) che anche l’imprenditore Nikolaj Storonskij, fondatore della start-up fintech britannica Revolut, ha rinunciato al passaporto russo; qualche settimana fa, come riportato dall’ANSA, anche il miliardario Jurij Milner ha annunciato la rinuncia alla cittadinanza russa.
Emblematiche sono alcune testimonianze raccolte dalla BBC Russian News, in grado di definire chiaramente la posizione e il pensiero del ricco imprenditore. Già il 28 febbraio, quattro giorni dopo l’inizio di una guerra su larga scala in Ucraina, Tin’kov condannava categoricamente la guerra, evidenziandone il paradosso alla base: «In Ucraina muoiono persone innocenti ogni giorno. Gli Stati dovrebbero spendere soldi per curare le persone, per la ricerca per sconfiggere il cancro, non per la guerra. Noi siamo contro questa guerra!». Già in passato aveva manifestato le proprie perplessità circa la credibilità dell’esercito russo e sull’addestramento impartito ai militari, denunciando la presenza di dilagante nepotismo e servilismo all’interno di istituzioni di questo tipo.
La fuga di cervelli e capitale dalla Russia continua inesorabile, almeno fino a quando le cose non cambieranno.