Con la decisione del blocco sulle importazioni di diesel dalla Russia che entrerà in vigore il prossimo febbraio, molti paesi della UE ne stanno ordinando forniture ingenti per l’anno successivo.
Come cita reuters, nonostante le sanzioni, la Russia rimane ancora il primo fornitore della Ue in materia di carburanti lavorati, in primis diesel. Grazie al prezzo relativamente basso e agli impianti con cui viene trasportato, è l’opzione più accessibile per molti paesi, consistendo nel 44% del totale delle importazioni europee.
Una volta entrato in vigore il blocco per il diesel, i paesi europei dovranno bussare alle porte di Stati Uniti, medio oriente e India.
I prezzi sono destinati a salire a causa della scarsità globale di questa materia, di quanto ancora non è chiaro, ma in alcune parti del mondo il costo della preziosa miscela che serve a tenere in vita parti importanti delle economie (dai veicoli passando per le grandi industrie e arrivando al riscaldamento delle case) è aumentato anche del 50%.
A creare un’ulteriore problema logistico per l’Europa ci si mettono anche i lavoratori di BP, azienda olandese che detiene la raffineria più grande del continente: uno sciopero parziale dei lavoratori è stato indetto a seguito del mancato aumento di salario per far fronte all’inflazione.
Come riporta bloomberg, la compagnia BP aveva promesso che la raffineria di Rotterdam sarebbe dovuta ripartire già nell’ultima settimana di novembre, cosa che non è accaduta a causa della protesta dei lavoratori. Le conseguenze iniziano a farsi sentire anche in altri paesi, soprattutto in Francia, dove una parte delle raffinerie è rimasta senza idrocarburi olandesi da lavorare. L’Europa cerca di mediare per risolvere i dissidi contattando l’azienda e i sindacati dei lavoratori, ma nonostante i tentativi, la situazione dell’approvvigionamento di diesel nel vecchio continente rimane tesa.