Il nuovo governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, si è insediato a dicembre 2022 e viene considerato come il governo più a destra della storia israeliana a causa dei partiti radicali che lo compongono.
Netanyahu sale al potere alla fine di un anno in cui si è registrato un alto livello di violenza tra israeliani e palestinesi. Secondo quanto riportato dall’ISPI negli ultimi 12 mesi il bilancio degli scontri riporta 150 palestinesi uccisi dalle forze israeliane e circa 20 sono le vittime israeliane.
I partiti della nuova coalizione, alleati di Netanyahu, sono orientati verso la costituzione di unico stato: quello israeliano. Viene quindi abbandonata l’idea di formare due stati quello israeliano e quello palestinese in Cisgiordania con la nascita di una capitale condivisa a Gerusalemme.
La Cisgiordania, insieme alla striscia di Gaza fa parte dei territori palestinesi, e viene occupata dalla popolazione israeliana nel 1967 con la guerra dei sei giorni, ad oggi la sua annessione allo Stato di Israele fa parte degli obiettivi del programma politico del nuovo governo.
Gli alleati di Netanyahu, rispetto all’annessione della Cisgiordania, hanno chiesto dei provvedimenti per aumentare lo spazio di manovra sull’uso della forza contro i palestinesi così da riuscire ad espandere le colonie israeliane in quell’area geografica. La costruzione di nuove zone militari oltre a creare problemi al popolo palestinese incontra anche il divieto già espresso da parte delle Nazioni Unite.
Il conflitto arabo – israeliano iniziato nel 1948, non è ancora terminato, considerato come uno dei conflitti più lunghi della storia. Il livello di violenza tra Israele e Palestina nel corso di tutti questi anni non ha registrato alcuna diminuzione. In Cisgiordania, il 2022 è stato l’anno in cui si sono registrate più morti dal 2006, 171 sono i palestinesi uccisi nella regione e 9.000 sono i feriti, secondo quanto riportato dal giornale Al Jazeera.
Con l’inizio del 2023 i dati non sono migliori, nel giro di poche settimane le vittime salgono da tredici a diciotto con l’uccisione del palestinese Tariq Maali, 42 anni ucciso nella città di Ramallah. Secondo i filmati delle telecamere di sorveglianza dell’esercito israeliano l’individuo, Tariq Maali, avrebbe superato il cancello d’ingresso della fattoria ebraica di Sde Efraim con l’intento di accoltellare un colono israeliano, motivo per cui è «stato neutralizzato».