martedì, 30 Aprile 2024
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Stati Uniti e Messico: continua la causa per il traffico d’armi illecito

Il Governo di López Obrador ottiene il sostegno di diversi Paesi per archiviare il caso contro le aziende statunitensi produttrici di armi

La battaglia legale lanciata dal Messico nel 2021 per assicurare alla giustizia 11 giganti dell’industria delle armi statunitense ha compiuto un nuovo passo. I procuratori di 18 territori statunitensi, insieme a diverse autorità di sicurezza, organizzazioni e governi di altri Paesi, si sono uniti questa settimana all’appello del governo di Andrés Manuel López Obrador, dopo che un giudice del Massachusetts aveva respinto una prima causa civile lo scorso settembre.

Il Paese latino-americano denuncia ‘pratiche commerciali negligenti e illegali da parte dei produttori, che facilitano il traffico illegale di armi in Messico’.

Secondo quanto riportato da El Pais, «gli imputati e i trafficanti messicani intrattengono un rapporto di “scambio letale”: gli imputati, i produttori, forniscono armi d’assalto e fucili di precisione che le organizzazioni criminali usano per vendere la droga e terrorizzare intere città del Messico; i trafficanti, in cambio, importano la droga e seminano il caos negli Stati Uniti», si legge nell’Amicus brief, un documento depositato presso la Corte d’Appello per il Primo Circuito a sostegno delle rivendicazioni del governo messicano.

La memoria è firmata, tra gli altri, da autorità di California, Texas, New York, Illinois e Pennsylvania. «I nostri agenti hanno visto in prima persona l’effetto catastrofico che la condotta degli imputati ha avuto sulle nostre comunità, con un’escalation di violenza e guerre interne combattute con queste armi», si aggiunge.

Il sostegno delle autorità arriva mesi dopo la prima battuta d’arresto del caso messicano, che non era stato ammesso al processo lo scorso anno.

Il giudice federale che si era occupato del caso, Dennis Saylor, aveva dichiarato, nella sua sentenza, che la corte aveva ‘empatia per i messicani’, ma che stava tenendo conto del Protection of Lawful Commerce in Arms Act (PLCAA), una legge approvata nel 2005 che protegge l’industria delle armi dall’uso improprio di quest’ultime. Pochi giorni dopo la decisione del giudice, il ministro degli Esteri Marcelo Ebrard, annunciava una nuova causa, questa volta in un tribunale dell’Arizona.

Con le dichiarazioni degli Amicus Curiae -le autorità che hanno volontariamente sostenuto la nuova causa e che sono al di fuori del contenzioso-, i procuratori dei 18 territori statunitensi ritengono che, l’argomentazione del PLCAA sostenuta dalla corte, protegga l’industria produttrice solo in caso di reati da parte di terzi e non per la propria cattiva condotta o le proprie pratiche.

«La Corte distrettuale non ha considerato gli enormi oneri economici (e non economici) che l’applicazione del PLCAA prevede […], inondando intenzionalmente il Messico di armi da fuoco, gli imputati (gli 11 produttori) causano un danno profondo agli Stati Uniti: le armi prodotte vengono acquistate negli Stati Uniti, spesso con i proventi di vendite illegali di droga», si legge nella memoria dei procuratori, riferisce inoltre il quotidiano spagnolo.

La violenza che ha travolto il Messico negli ultimi due decenni non ha di certo risparmiato il resto del Continente, che difende l’importanza  di dover portare in giudizio questo tipo di casi riguardanti il traffico d’armi.

Mentre gli Stati Uniti si lamentano del flusso di droga proveniente dal confine meridionale, il Messico insiste nel porre fine alle armi che arrivano illegalmente dal suo vicino settentrionale.

Gianluigi Micelli
Studente della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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