giovedì, 21 Novembre 2024
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La Turchia va al ballottaggio con Erdogan in testa

Il presidente Erdogan ha superato il suo rivale dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu nelle elezioni di domenica scorsa, ma non ha raggiunto la maggioranza assoluta

Nelle elezioni del 14 maggio né Erdogan né Kilicdaroglu hanno superato la soglia del 50% necessaria per evitare un secondo turno, che si terrà il prossimo 28 maggio. Il voto presidenziale deciderà non solo chi guiderà la Turchia, ma anche un possibile ritorno a un percorso più laico, come sarà gestita la grave crisi del costo della vita e le relazioni chiave con la Russia, il Medio Oriente e l’Occidente.

Erdogan ha ottenuto risultati migliori di quanto previsto dai sondaggi pre-elettorali ed è apparso in uno stato d’animo fiducioso e combattivo mentre si rivolgeva ai suoi sostenitori. «Siamo già in vantaggio sul nostro rivale più vicino di 2,6 milioni di voti. Ci aspettiamo che questa cifra aumenti con i risultati ufficiali», ha dichiarato Erdogan, secondo quanto riportato dalla Reuters.

Attualmente è stato scrutinato il 97% delle urne. I risultati vedono Erdogan in testa con il 49,39% dei voti, seguito da Kilicdaroglu con il 44,92%. Per festeggiare la posizione di vantaggio dell’attuale presidente, migliaia di elettori si sono riuniti nella sede del partito AKP ad Ankara, cantando, ballando e sventolando bandiere.

I risultati riflettono una profonda polarizzazione in un Paese che si trova a un bivio politico. Prima delle elezioni, i sondaggi indicavano una gara molto combattuta, ma davano Kilicdaroglu, a capo di un’alleanza di sei partiti, in leggero vantaggio.

Il Paese di 85 milioni di abitanti si trova ora ad affrontare due settimane di incertezza che potrebbero scuotere i mercati, con gli analisti che prevedono oscillazioni della valuta locale e del mercato azionario.

Un terzo candidato alle presidenziali, Sinan Ogan, si è attestato al 5,3% dei voti. Secondo gli esperti, potrebbe essere un “kingmaker” nel ballottaggio, a seconda di chi appoggerà.

La scelta del prossimo presidente turco è una delle decisioni politiche più importanti nella storia centenaria del Paese e si ripercuoterà ben oltre i confini della Turchia.

Una vittoria di Erdogan, uno dei più importanti alleati del presidente Vladimir Putin, probabilmente rallegrerà il Cremlino, ma innervosirà l’amministrazione Biden e molti leader europei e mediorientali che hanno avuto rapporti difficili con Erdogan.

Il leader più longevo della Turchia ha trasformato il Paese, membro della NATO e secondo più grande d’Europa, in un attore globale, modernizzandolo con numerosi progetti come nuovi ponti e aeroporti, e costruendo un’industria delle armi ricercata da Stati stranieri. Tuttavia, la sua politica economica di bassi tassi di interesse, che ha innescato una crisi del costo della vita e una forte inflazione, lo ha reso preda della rabbia degli elettori.

Kilicdaroglu si è impegnato a tornare a politiche economiche ortodosse, a dare potere alle istituzioni che hanno perso autonomia sotto Erdogan e a ricostruire i fragili legami con l’Occidente. Migliaia di prigionieri politici e attivisti potrebbero essere rilasciati se l’opposizione dovesse prevalere.

Irene Iannotta
Studentessa della Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali
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