Come sostiene Chris McGreal sul Guardian, Gli Stati Uniti sono stati il primo Paese a offrire un riconoscimento de facto al nuovo governo israeliano quando lo Stato ebraico ha dichiarato l’indipendenza il 14 maggio 1948. Settantacinque anni dopo, Washington è da tempo il più forte alleato militare e diplomatico di Israele.
Ma non è sempre stato così. Per i primi due decenni dopo l’indipendenza, il principale alleato straniero di Israele fu la Francia, che fornì quasi tutti i principali armamenti, tra cui aerei, carri armati e navi, oltre a costruire la centrale nucleare da cui sviluppò le armi atomiche.
Gli Stati Uniti non offrivano la stessa copertura diplomatica di oggi. Quando Israele invase l’Egitto con gli inglesi e i francesi durante la crisi di Suez del 1956, Washington si unì a Mosca alle Nazioni Unite per costringere Israele e i suoi alleati a ritirarsi.
Per molti anni, gli aiuti statunitensi a Israele si sono limitati a prestiti per l’acquisto di generi alimentari durante le difficoltà economiche degli anni successivi all’indipendenza.
Cosa è cambiato e perché?
Quando le tensioni aumentarono in vista della guerra dei sei giorni del 1967, Parigi impose un embargo sulle armi nella regione e rifiutò di consegnare 50 jet da combattimento che Israele aveva pagato. Dopo la guerra, la Francia si schierò con i Paesi arabi, in parte per migliorare le relazioni dopo la sconfitta nella guerra coloniale in Algeria.
Il presidente Lyndon Johnson era solidale con la posizione di Israele, ma esitava a fornire grandi quantità di armi per timore di un conflitto regionale che coinvolgesse l’Unione Sovietica.
Dopo la sorprendente vittoria di Israele e l’occupazione di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, Washington concluse che le nazioni arabe erano passate al campo sovietico e quindi aumentò le vendite di armi allo Stato ebraico, compresi i caccia Phantom.
Johnson si impegnò a mantenere il “vantaggio militare qualitativo” di Israele e aprì la strada a decenni di vendite di armi che contribuirono a trasformare l’esercito israeliano nella forza più forte del Medio Oriente.
Gli Stati Uniti hanno sostenuto lo sviluppo di armi nucleari da parte di Israele?
Alla fine degli anni Cinquanta, la Francia costruì per Israele un reattore più grande in grado di produrre plutonio e un impianto di riprocessamento in una struttura segreta a Dimona, nel deserto del Negev, che forniva gli strumenti di base per sviluppare un’arma nucleare. Israele disse agli Stati Uniti che l’impianto nucleare aveva solo uno “scopo pacifico”, ma nel 1960 la CIA concluse che sarebbe stato usato per produrre plutonio per le armi.
Nel 1963, il presidente John F. Kennedy chiese a Israele di consentire regolari ispezioni statunitensi a Dimona e avvertì che la mancata presentazione di “informazioni affidabili” sull’impianto nucleare avrebbe “messo seriamente a rischio” il sostegno di Washington a Israele, secondo quanto riportato nel 2019 dal quotidiano israeliano Haaretz.
Israele accettò le ispezioni ma, dopo l’assassinio di Kennedy, l’amministrazione Johnson fu meno ferma sulla questione e le ispezioni cessarono nel 1969. A quel punto, i funzionari statunitensi giunsero alla conclusione che Israele stava effettivamente sviluppando una bomba atomica, nonostante le sue affermazioni contrarie.