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Irlanda: bocciato il referendum per modernizzare la Costituzione

Venerdì 8 marzo l’Irlanda si è recata alle urne per votare un doppio sì (o un doppio no) a due referendum riguardanti la Costituzione, che risale al 1937.

I temi messi in discussione riguardano la concezione di famiglia (che si sarebbe modificata con il cosiddetto “Family Amendment”) e il ruolo della donna all’interno di quest’ultima (da modificare attraverso il “Care Amendment”).

La Costituzione irlandese offre una protezione legale alle famiglie fondate sul matrimonio. Votare il primo “sì” al referendum avrebbe significato aderire a un ampliamento del concetto di famiglia, che non comprenda per forza il vincolo del matrimonio. Il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha sostenuto questo emendamento, affermando che circa un milione di famiglie non sono fondate sul matrimonio (si pensi ai genitori conviventi ma non sposati, o ai single). Secondo Varadkar, come riporta la BBC, «si tratta di riconoscere che tutte le famiglie sono uguali».

Tuttavia, una forte opposizione ha criticato la «scarsa chiarezza» della clausola per cui si è stati chiamati a votare. Quest’ultima sancisce che la famiglia può essere fondata sul matrimonio o su «altre relazioni durature». Cionondimeno, i detrattori hanno non pochi dubbi su questo concetto, asserendo che sia confusionario per i votanti e che «cancelli» donne e madri dalla Costituzione. Il senatore Michael McDowell, in un suo articolo citato dalla stessa BBC, afferma che «nessuno può sapere chi ha o chi non ha una relazione duratura, a meno che non lo stabilisca un tribunale».

Il secondo articolo della Costituzione messo in discussione dal Governo irlandese riguarda invece il ruolo della donna all’interno della famiglia. La Costituzione, di 87 anni fa, sostiene che la vita della donna all’interno dell’ambiente casalingo sia un supporto essenziale allo Stato, e che quest’ultima contribuisca a tale supporto restando a casa e svolgendo le proprie mansioni, tra cui quella di prendersi cura dei familiari infermi. Questo sarebbe un «vero contributo al bene comune». Votando il secondo “sì” al referendum, si sarebbe cancellato dunque il riferimento al ruolo della donna casalinga come «essenziale supporto allo Stato», così come sarebbe venuta meno la clausola che recita «le madri non devono essere obbligate a lavorare a discapito dei loro doveri all’interno della casa». Il tutto sarebbe stato sostituito da una formula assicurante il sostegno dello Stato ai “membri della famiglia” che si prendono cura dei diversamente abili. A riportarlo è Al Jazeera.

Per Perla O’Connor, direttrice del National Women’s Council, gli articoli 41 e 41.2 rappresentano «il cuore delle politiche crudeli e discriminatorie, che costringevano le donne sposate ad abbandonare il proprio lavoro e a rinunciare ai propri sogni».

D’altra parte, l’eventuale modifica del 41.2 ha suscitato le preoccupazioni degli attivisti per i diritti dei diversamente abili, secondo cui “prendersi cura” non è una prerogativa esclusiva della famiglia, ma una responsabilità dello Stato, che dovrebbe assistere i cittadini in modo equo.

Col fallimento del referendum, l’Irlanda rinuncia a fare un passo avanti in favore delle donne.

Laura Vargiu
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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