Il 20 maggio la Corte Penale Internazionale ha chiesto l’arresto dei leader di Hamas: Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri e Ismail Haniyeh, Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano e del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. I cinque sono accusati di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
La richiesta è stata avanzata da Karim Asad Ahmad Khan, procuratore capo della CPI dal 2021. Nella dichiarazione pubblicata, Khan afferma di avere prove sufficienti che Israele ha intenzionalmente e sistematicamente privato la popolazione civile di Gaza di beni essenziali alla sopravvivenza. Si legge inoltre che il governo israeliano ha usato la fame come strumento di guerra. In aggiunta, il procuratore sostiene di avere ragionevoli motivi per ritenere Sinwar, Al-Masri e Haniyeh, leader di Hamas, responsabili della strage del 7 ottobre e per credere che gli ostaggi vivano in condizioni precarie e disumane.
Le reazioni sono state molteplici e varie. La ministro degli Esteri francese Catherine Colonna ha appoggiato la richiesta della CPI. «La Francia sostiene la Corte Penale Internazionale, la sua indipendenza e la lotta contro l’impunità in tutte le situazioni», riporta France24.
Gallant e Netanyahu, d’altro canto, sostengono che la richiesta del procuratore Khan sia un tentativo di negare il diritto di difesa a Israele. Il ministro della Difesa israeliano rifiuta in toto la richiesta. Mentre il Primo Ministro afferma che il mandato d’arresto dell’Aia sia una “nuova forma di antisemitismo”, come riportato da The Time of Israel.
La risposta del Presidente degli Stati Uniti non è tardata ad arrivare. Biden, ospite ad un evento organizzato per il Mese dell’Eredità Ebraico-Americana a New York, si è dichiarato contrariato dalle parole del procuratore Khan. Nel discorso riportato dalla CNN, il Presidente americano commenta che il paragone che traspare tra Israele e Hamas sia vergognoso. Come lo è la richiesta di arresto. Aggiunge poi che gli Stati Uniti continueranno ad impegnarsi a sostenere e difendere Israele.
Come riporta Al Jazeera, la richiesta di Khan deve essere accolta dai giudici preliminari del tribunale. Inoltre, Israele non è membro della Corte dell’Aia; ciò comporta che, anche se i mandati di arresto saranno emessi, Netanyahu e Gallant non corrono alcun rischio immediato di essere perseguiti legalmente.
Nel frattempo non si fermano le proteste a livello globale, né tanto meno quelle ad Israele. La più recente avvenuta domenica 19 maggio per le strade di Gerusalemme Ovest, dove migliaia di persone hanno chiesto le dimissioni del primo ministro Netanyahu e lo scambio di ostaggi con Hamas. Tre dimostranti israeliani sono stati arrestati secondo quanto riportato dal Middle East Monitor