Da lunedì 27 maggio a sabato 1° giugno, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si riunisce nel quartier generale a Ginevra per lo svolgimento della sua 77° Assemblea. In questa occasione, i 194 Stati membri dell’agenzia ONU esamineranno i negoziati che si sono tenuti negli ultimi due anni per introdurre una nuova regolamentazione in materia di pandemie.
L’OMS, fondata nel 1948, è l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata in questioni relative alla salute. Nel 1969, l’istituto ha introdotto le International Health Regulations (IHR), un ordinamento legalmente vincolante e valido in 196 Stati, che definisce diritti e obblighi nazionali in caso di emergenze o eventi sanitari che potrebbero oltrepassare i confini di un Paese. Le IHR sono state aggiornate nel 2005 alla luce dell’epidemia di SARS del 2002/2003.
Le discussioni dell’Assemblea in corso vertono su due questioni complementari. Innanzitutto, la proposta di aggiornare nuovamente le IHR, obiettivo prefissato nel 2022 in virtù dell’esperienza acquisita, i danni subiti e le perdite registrate durante la pandemia di COVID-19. Le misure previste dalle IHR del 2005, infatti, sarebbero adeguate alla gestione di epidemie regionali come l’ebola, ma non alla gestione di pandemie su scala globale, riporta Reuters.
In secondo luogo, le discussioni riguardano il processo parallelo avviato nel 2021 per la sottoscrizione di un accordo, una convenzione, o comunque uno strumento internazionale, al fine di rafforzare la prevenzione di ulteriori pandemie e di migliorare l’eventuale risposta internazionale.
Secondo quanto riportato dal sito ufficiale dell’OMS, le modifiche alle IHR che sono state proposte includono l’aggiunta di 300 emendamenti, sei articoli e due annessi. Tra queste modifiche, l’introduzione di un nuovo sistema di allerta per comunicare diverse valutazioni del rischio in caso di epidemia. Mentre il sistema attualmente in uso prevede un solo livello di emergenza – quello di “emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale” – il nuovo sistema prevederebbe il livello intermedio di “early action alert”, riferisce ancora Reuters.
Inoltre, gli Stati membri dell’OMS stanno considerando la possibilità di attribuire a quelle situazioni di particolare minaccia alla salute pubblica lo stato di “emergenza pandemica”, andando così a colmare una lacuna nell’attuale sistema, cioè l’assenza di riferimenti al termine stesso “pandemia”.
Dall’altro lato, a pochi giorni dall’inizio dell’Assemblea, il disegno di un potenziale accordo internazionale unanimemente accettato sul tema pandemie non era ancora stato presentato, a causa dei disaccordi tra Stati. Questi – rappresentati dall’Intergovernmental Negotiating Body (INB) – hanno di fatto fallito nel trovare un punto di incontro entro la fine della nona riunione dell’INB, il 10 maggio.
Tuttavia, i negoziati sono continuati nelle settimane successive, nel tentativo di finalizzare l’accordo. Le questioni che generano maggiori divergenze riguardano il coordinamento finanziario tra Stati in caso di pandemia e, in particolare, la proposta di riservare il 20%, di test, cure e vaccini ai Paesi più poveri.
Secondo il direttore generale dell’OMS, «Nonostante i grandi progressi compiuti durante questi negoziati, ci sono ancora sfide da superare. Dobbiamo avvalerci dell’Assemblea mondiale della sanità per darci nuova energia e completare il lavoro, ovvero presentare al mondo un accordo pandemico generazionale».