giovedì, 25 Aprile 2024
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Lima: crescono le proteste contro la Repsol per la fuoriuscita di petrolio nel mare

Nella capitale peruviana sono in continuo aumento le manifestazioni cittadine contro la raffineria di petrolio Repsol, che però sostiene che l’incidente del 15 gennaio sia dovuto all’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai

Sono più di 1.000 le persone che domenica 23 gennaio 2022 a Lima hanno marciato in forma di protesta verso la raffineria di petrolio della compagnia Repsol, che giorni prima era stata responsabile dello sversamento di 6.000 barili di petrolio grezzo, mentre scaricava il combustibile da una nave, al largo delle coste del Perù.

L’incidente ha coinvolto due aree naturali protette e molteplici animali (uccisi o intossicati), e sono state circa 3.000 le persone, tra pescatori e commerciati, che a causa di questo avvenimento hanno perso il lavoro. L’inquinamento si è infatti esteso per 1.800 chilometri quadrati di spiaggia e 7.139 chilometri quadrati di mare, sia a Lima che nelle regioni limitrofe. Per di più, il ministro del Commercio Internazionale e del Turismo peruviano, Roberto Sánchez, ha spiegato che le perdite per il turismo saranno probabilmente di 52 milioni di dollari, considerato che di solito quasi 5 milioni di persone tra gennaio e marzo trascorrono la propria estate su una delle 21 spiagge in questione.

Da sinistra a destra: la fuoriuscita di petrolio sulle rive e nel mare del distretto di Ventanilla (Callao); la nave Mare Doricum di Repsol da cui il petrolio grezzo è stato versato; pescatori che cercano di svolgere le loro attività nelle acque inquinate. Fonte: Wikimedia Commons

Nello specifico, la Repsol sostiene che lo sversamento sia stato provocato da un’onda anomala a seguito dell’eruzione sottomarina del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai (Tonga, Oceania). Tuttavia, secondo un report di Osinergmin (Autorità di Controllo degli Investimenti nel campo Energetico e Minerario), il sistema di scarico potrebbe essersi rotto per via di un brusco movimento della nave di carico italiana Mare Doricum, che stava consegnando il petrolio alla raffineria La Pampilla.

È proprio all’esterno di quest’ultima che inizialmente centinaia di pescatori hanno protestato, chiedendo a Repsol opportuni indennizzi e la pulizia immediata dell’ecosistema marino. Con il passare dei giorni, moltissimi cittadini si sono uniti alla manifestazione, in particolar modo giovani ed ambientalisti, giunti fuori alla sede della compagnia con cartelloni e musica ad alto volume.

Tra tutte le proteste fatte da allora, quella del 23 gennaio ha avuto un’affluenza massiva, e migliaia di persone hanno marciato sventolando striscioni fatti a mano (la maggior parte con disegni di uccelli annegati nel petrolio) e urlando in coro slogan come: «Nessuna autorità protegge il nostro mare», «Callao, ti amo, per questo di difendo» o «Repsol, senti, il popolo ti ripudia». I dirigenti delle organizzazioni ambientaliste che hanno organizzato tale protesta si sono inoltre alternati nella lettura di una dichiarazione. Con essa, si esigeva che Repsol si assumesse le proprie responsabilità e risolvesse il problema della fuoriuscita incontrollata di petrolio che sta colpendo gran parte della costa peruviana. L’avvocato Ashley Mamani, rappresentante di un gruppo di attivisti ambientali, ha richiesto invece dei risarcimenti adeguati per tutti quei pescatori che hanno perso il lavoro.

Valeria Coppola
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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