Oltre alle ingenti sanzioni economiche inflitte alla Russia dall’inizio del conflitto da parte di numerosi paesi europei e non, nelle ultime settimane si sono verificate cancellazioni di spettacoli, sostituzioni o sospensioni di artisti russi, ed altri provvedimenti volti a limitare o eliminare del tutto l’influenza culturale della Russia nel mondo, in segno di vicinanza al popolo ucraino e di condanna verso le azioni del leader del Cremlino.
Di recente è infatti stato reso noto che la Russia non potrà essere più rappresentata alla Biennale di Venezia ed al concorso musicale Eurovision che si terrà a Torino dal 10 al 14 maggio 2022.
Inoltre numerosi artisti russi sono stati sollevati dai propri incarichi, come il direttore della Filarmonica di Monaco Valery Gergiev, escluso anche dai suoi impegni presso La Scala di Milano, in quanto si era rifiutato apertamente di schierarsi contro il conflitto o Putin.
Altri invece, hanno scelto di condannare le azioni del leader russo lasciando la madrepatria ed i propri incarichi in Russia, come la prima ballerina Olga Smirnova, che lo scorso marzo ha rinunciato al proprio posto nel Bolshoi Ballet di Mosca per unirsi al Dutch National Ballet, per danzare assieme al ballerino di origini brasiliane Victor Caixeta, anche lui unitosi al balletto olandese dopo aver lasciato il Mariinsky Ballet di San Pietroburgo in risposta allo scoppio del conflitto.
Come riportato poi dalla CNN, il ministro della Cultura ucraino Oleksandr Tkachenko, ha firmato una petizione insieme a galleristi, artisti, attori e musicisti ucraini richiedendo alle istituzioni internazionali di troncare ogni rapporto con la Federazione Russa, escludendo anche i cittadini russi dalla partecipazione ad eventi di interesse culturale come il Festival di Cannes o l’Art Basel.
Sebbene da un lato si tenda a prendere le distanze dal recente operato della Russia estendendo provvedimenti penalizzanti contro il soft power russo in ambito culturale, c’è chi mette in guardia da discriminazioni generalizzanti verso il popolo russo, come Raimundas Malašauskas, curatore di mostre d’arte di calibro internazionale.
Malašauskas avrebbe dovuto occuparsi del padiglione russo previsto per la Biennale di Venezia, ma si è ritirato dalla manifestazione artistica in questione affermando «Mi oppongo esplicitamente all’attuale assalto e sottomissione comandati dalla Russia. Credo anche che le persone provenienti dalla Russia non dovrebbero però essere vittime di bullismo o emarginate esclusivamente a causa delle politiche e delle azioni oppressive del loro paese».