Lo scorso 3 maggio 2022 si sono tenuti i tanto attesi “Oscars italiani”, ovvero la 67° edizione della cerimonia di premiazione David di Donatello.
La pellicola era stata candidata anche agli Oscar di quest’anno come Miglior film internazionale, ma in questa edizione del David di Donatello il regista partenopeo è riuscito a godere del meritato trionfo del suo film già vincitore del Leone d’argento – Gran premio della giuria alla 78° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Il film è incentrato prevalentemente sulle vicende della famiglia del giovane Fabietto Schisa, che vive la sua adolescenza durante gli anni ’80, in cui Maradona divenne a Napoli un’indiscussa leggenda del calcio, oltre che idolo di molti, napoletani e non, per la scalata al successo partita da modestissime origini, cosa che ha contribuito fin da subito ad avvicinare il celebre calciatore alla sensibilità e al vissuto della gente di quel periodo.
Da questo tragico evento deriva quindi il titolo del film, in quanto “la mano di Dio” avrebbe secondo il regista colpito i suoi genitori e risparmiato lui, così come il protagonista Fabietto, rendendo Maradona (seppur a sua insaputa) artefice della sua salvezza, che si rivela pertanto dolce-amara.
Certamente si tratta di un film strettamente legato al vissuto del regista, ma non per questo il tutto si risolve in un semplice tributo alla sua storia familiare, bensì, grazie all’interpretazione degna di nota da parte di Toni Servillo (nei panni del padre di Fabietto) e di Luisa Ranieri (in quelli dell’affascinante zia del ragazzo), “È stata la mano di Dio” è se non altro, una straordinaria celebrazione della soleggiata e controversa città di Napoli, che fa da sfondo alle vicende narrate senza restare sullo sfondo, ma colorando di vita gli avvenimenti degli Schisa.