Tensione altissima a Gerusalemme per la morte della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa nei giorni scorsi da un proiettile mentre documentava uno scontro a fuoco tra miliziani palestinesi ed esercito israeliano a Jenin in Cisgiordania. La polizia ha disperso il corteo funebre di dimostranti dopo che erano stati intonati slogan violenti. La bara della reporter è stata portata in una chiesa cattolica della città per le esequie, all’esterno della quale si sono registrati altri momenti di tensione.
Dalle immagini condivise via social si vede la polizia israeliana caricare le numerose persone presenti al corteo funebre. Una situazione che, secondo un comunicato diffuso dalla polizia israeliana di Gerusalemme, si è venuta a creare a causa di “centinaia di rivoltosi” che “hanno iniziato a turbare l’ordine pubblico anche prima dell’inizio del funerale”.
Sempre secondo la polizia, “centinaia di persone si sono riunite davanti all’ospedale francese a Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, e hanno iniziato a scandire slogan nazionalisti”. Alcuni agenti sono stati poi costretti ad agire poiché numerosi rivoltosi hanno iniziato a lanciare pietre contro i poliziotti. Un video diffuso dalla polizia israeliana tramite il proprio canale Twitter mostra una sola persona lanciare un oggetto non identificato.
Un avvocato ha dichiarato che un suo cliente, che era uno dei trasportatori della bara della giornalista, è stato picchiato dalla polizia e arrestato.
Secondo i media israeliani, l’esercito di Israele non ha intenzione di indagare sull’uccisione della giornalista, portando la sua famiglia a ribadire la loro richiesta di un’indagine trasparente sulla sua sparatoria. “Ci aspettavamo questo da parte di Israele. Ecco perché volevamo non partecipasse alle indagini”, ha dichiarato la famiglia in un’intervista di Al Jazeera.
“Vigliamo ritenere responsabile chiunque sia responsabile di questi atti”. “Invitiamo in particolare gli Stati Uniti, essendo cittadina statunitense, e la comunità internazionale ad aprire un’indagine giusta e trasparente e a porre fine alle uccisioni”, ha inoltre dichiarato la famiglia. Quest’ultima ha inoltre ricevuto rassicurazioni dal governo degli Stati Uniti sulla volontà e sul fatto che la sua morte sarà oggetto di indagine.
La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha espresso il rammarico dell’amministrazione Biden e definendo le violenze “un’intrusione in una processione pacifica”.