Il poster ufficiale del Festival di quest’anno rappresenta perfettamente la capacità di questa manifestazione culturale di provocare, ammaliare, e generare spunti di riflessione dando voce a punti di vista diversi. Il poster infatti omaggia il film degli anni 90′ The Truman Show, ritraendo il protagonista Jim Carrey che sale le scale che si stagliano su un (finto) cielo azzurro.
Per molti il messaggio espresso da questa locandina rimanda al significato insito nel film da cui il fotogramma è tratto, ovvero la lenta presa di consapevolezza di Truman di aver vissuto in una bolla di fittizia felicità, fino al momento in cui decide di defilarsi dalle telecamere che riprendono incessantemente la sua vita perfetta e dopo esser giunto al termine di quella scala, di lasciarsi alle spalle l’idillio e vivere la sua vita a pieno, contraddizioni comprese.
Secondo gli organizzatori, l’immagine «rappresenta una celebrazione poetica della ricerca dell’espressione e della libertà», e giunge pertanto come una provocazione, considerato il presente momento storico, in cui la realtà dei fatti e degli eventi di rilevanza storica come la pandemia o il conflitto russo-ucraino ancora in corso, spesso supera l’inventiva e la creatività dei registi stessi.
Zelensky ha affermato: «Il 24 febbraio, la Russia ha iniziato una guerra di proporzioni enormi contro l’Ucraina con l’intenzione di spingersi più in là in Europa… Centinaia di persone muoiono ogni giorno. Il cinema starà muto, o se ne parlerà? Se ci sarà ancora un dittatore, se ci sarà una guerra per la libertà, tutto dipende dalla nostra capacità di mostrarci uniti. Abbiamo bisogno di un nuovo Charlie Chaplin che dimostrerà che, ai nostri giorni, il cinema non è muto».
Nel suo intervento live da Kiev, il presidente ucraino si riferiva al film del 1940 “Il grande dittatore”, dove Charlie Chaplin pronunciava un memorabile appello all’umanità che a detta di Zelensky ha parecchie assonanze con la situazione attuale, ed ha infatti proseguito dicendo: «E’ necessario che il cinema non taccia… Dico a tutti quelli che mi ascoltano: non disperate. L’odio alla fine scomparirà e i dittatori moriranno. Dobbiamo vincere questa battaglia e abbiamo bisogno del cinema per assicurarci che la sua fine sia sempre dalla parte della libertà».
Cannes 2022 si presenta quindi come un’occasione per celebrare non solo il passato del Festival, luogo di provocazioni ed innovazioni nell’universo del cinema, ma anche come un’opportunità per invertire la rotta e tracciare un futuro colmo di speranza, oltre che di sfide e spunti di riflessione profonda sull’attuale stato delle cose.