Lo scorso 18 marzo si è tenuta una manifestazione a Milano dopo che la Prefettura meneghina ha emanato una circolare, su sollecitazione di una direttiva del Ministero dell’Interno, per cessare il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali.
Lo Stato italiano, come riporta il Guardian, ha legalizzato le unioni civili dello stesso sesso nel 2016, ciononostante i conservatori pongono resistenza verso i riconoscimenti dei diritti della comunità LGBT. In un tweet Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha scritto: «(…) Bruxelles non può imporci il concetto di famiglia: un bimbo ha bisogno di una mamma e di un papà. I bambini non si comprano, non si affittano, non si scelgono su internet (…)». In Italia, infatti, non vi sono leggi specifiche per quanto riguarda l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. Date le lacune normative, i sindaci possono scegliere in modo indipendente sulla giurisdizione dei figli delle famiglie arcobaleno e questo è stato il caso di Milano, come deciso dal sindaco Giuseppe Sala. Quest’ultimo ha dichiarato: «È chiaramente un passo indietro da un punto di vista politico e sociale e mi metto nei panni dei genitori che pensavano di poter avere questa possibilità a Milano».
Con questa marcia indietro, sottolinea la BBC, i genitori possono avere seri problemi burocratici, ad esempio il rischio di perdere i propri figli (rimanendo quindi orfani) se il genitore riconosciuto legalmente muore. Angelo Schillaci, Professore di Diritto pubblico comparato nella Facoltà di Giurisprudenza di “Sapienza” Università di Roma, ha sottolineato come i bambini avrebbero limitazioni ai servizi essenziali come assistenza sanitaria. Schillaci ha aggiunto: «Al momento solo un genitore è riconosciuto dalla legge, l’altro è un fantasma. Nella vita reale, i genitori ed i figli giocano insieme, cucinano insieme, fanno sport e vanno in vacanza insieme. Ma nella carta, sono separati, lo Stato non li vede. È una situazione paradossale.»