martedì, 16 Aprile 2024
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14 maggio: la Turchia al voto

Recep Tayyip Erdoğan e Kemal Kılıçdaroğlu propongono campagne elettorali diametralmente opposte in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali del 14 maggio

Le elezioni parlamentari e presidenziali che si terranno in Turchia il 14 maggio rappresentano un punto di svolta storico: scegliere tra due candidati che offrono percorsi molto diversi per il futuro del paese.

Da un lato, l’attuale presidente Recep Tayyip Erdoğan, a capo del partito conservatore Akp e al potere da ormai 20 anni, promette una Turchia multilaterale, la creazione di sei milioni di posti di lavoro e accusa gli oppositori di essere pro-LGBT, mentre il suo partito di matrice islamica si posizione dalla parte della famiglia tradizionale.  

Dall’altro lato c’è Kemal Kılıçdaroğlu, leader del Partito kemalista, fondato dal padre della Turchia moderna Kemal Atatürk. Tradizionalmente vicina ai valori occidentali e sostenuta da un’ampia opposizione di altri sei partiti, la linea politica di Kılıçdaroğlu promette di normalizzare i rapporti con la NATO, migliorare le relazioni con l’UE, ristabilire lo stato di diritto e riottenere la stampa libera.

In merito alle relazioni con la NATO, i due candidati mantengono posizioni diametralmente opposte. Durante gli anni di presidenza, Erdoğan ha cercato di stringere legami anche con la Cina e la Russia, acquistando un sistema difensivo aereo russo e inaugurando la prima centrale nucleare, di costruzione russa, prima delle elezioni.

Il suo avversario, invece, è intenzionato a riprendere il processo di adesione all’UE e ripristinare i legami militari della Turchia con gli Stati Uniti, pur mantenendo le relazioni con la Russia.

Secondo alcuni politici turchi, se Erdoğan vincerà nuovamente le elezioni continuerà a spingere la Turchia lontano dall’Occidente, senza lasciare la NATO ma arrivando al punto da renderne irrilevante l’appartenenza, come riportato dalla BBC.

La campagna politica portata avanti dai due partiti coinvolge anche il settore dell’economia. Nonostante l’iniziale crescita economica durante i primi tempi del governo di Erdoğan, attualmente, l’inflazione è pari al 43,68%.

Secondo Selva Demiralp, docente di economia all’Università di Koc, l’aumento dell’inflazione è dovuto al fatto che il governo reggente ha gradualmente eroso l’indipendenza della banca centrale. Di conseguenza, i tassi d’interesse sono stati mantenuti bassi, mentre la lira turca è stata svalutata per migliorare la bilancia commerciale e aumentare le esportazioni.

Se Kılıçdaroğlu vincerà le elezioni, la professoressa ritiene che il ritorno a politiche ortodosse e una banca centrale indipendente faranno scendere l’inflazione al 30% entro la fine del 2023, per poi continuare a scendere. Anche se ciò comporterà una crescita dei tassi d’interessa, la Turchia potrà godere di una forte crescita grazie agli investimenti stranieri.

Alessia Iermano
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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