lunedì, 11 Novembre 2024
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Critiche agli Stati Uniti per il veto sulla risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza

In occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la delegazione americana ha sottoposto al veto la risoluzione algerina che chiedeva l’interruzione immediata del conflitto Hamas-Israele provocando dure reazioni da parte degli altri stati votanti

Martedì 20 febbraio 2024 si è tenuta una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) in cui è stata votata una risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza proposta dai paesi arabi guidati dall’Algeria in quanto attuale membro non-permanente. Il documento algerino chiedeva l’immediata cessazione umanitaria dei combattimenti nella Striscia e aveva ricevuto in sede preliminare il supporto di tutti gli stati membri non-permanenti.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, perché una risoluzione passi, sono necessari nove voti a favore, tra cui tutti i cinque membri permanenti, ovvero Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Francia e Cina. I risultati delle votazioni hanno però riportato tutti voti a favore con l’astensione inglese e l’ennesimo veto americano. Pertanto, la proposta algerina non è stata approvata.

La forte posizione americana ha suscitato varie critiche fra i membri permanenti e non solo. Xinhua, agenzia di stampa ufficiale cinese, riporta le parole di Zhang Jun, Rappresentante Permanente della Cina presso le Nazioni Unite, che ha definito il veto americano equivalente a un via libera al continuo massacro. Anche il rappresentante russo Vasily Nebenzya ha disapprovato la decisione di Washington accusandola di essere l’unica delegazione a bloccare una possibile interruzione dei combattimenti da cinque mesi, ricordando la proposta avanzata da Mosca il 16 Ottobre 2023 per un accordo, comuncia il giornale turco Anadolu Agency.

Linda Thomas-Greenfield, ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha dichiarato che il suo Paese ha posto il veto alla risoluzione per il timore che possa compromettere i colloqui tra Stati Uniti, Egitto, Israele e Qatar, che cercano di mediare una pausa nella guerra e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Al Jazeera riferisce che da lunedì 19 febbraio 2024 circola una risoluzione americana che però non è ancora stata ufficializzata come alternativa e non è chiaro quando sarà indetta una votazione a riguardo.

The New Arab, notiziario panarabo, propone un confronto fra le due proposte. La risoluzione algerina chiedeva una immediata tregua, mentre Washington sembra limitarsi a un “temporaneo cessate il fuoco non appena possibile, basato sulla liberazione di tutti gli ostaggi”. Il documento americano però si oppone anche a una offensiva via terra israeliana a Rafah, sul confine a sud della Striscia, allo sfollamento dei palestinesi e condanna alcuni appelli di ministri israeliani che incitano l’occupazione di Gaza. Viene inoltre sottolineato che, mentre la posizione US sembra mitigarsi e contiene una parziale critica alla violenza israeliana, la proposta araba non conteneva nessuna chiara condanna degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023.

La maggior parte dei paesi arabi e dell’occidente sollecita una tempestiva presa di posizione del Consiglio di Sicurezza come dimostrano le dichiarazioni degli inviati alle Nazioni Unite di Palestina, Algeria, Francia, Arabia Saudita, Qatar e Norvegia riportate da Al Jazeera. Anche l’Italia con l’intesa tra Meloni e Schlein sostiene con un fronte unito, per la prima volta dall’inizio del conflitto, la necessità di reagire alla violenza, giudicata spropositata, di Israele contro la popolazione di Gaza. Mentre le proposte dei paesi arabi vengono sottoposte al veto di Washington e l’approvazione di risoluzioni americane sono esposte a quello di Mosca, il tempo per fermare un ulteriore aggravarsi del conflitto sta per scadere dato che il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz ha avvertito che l’attacco di terra a Rafah sarà lanciato se Hamas non libererà tutti i suoi ostaggi entro il 10 marzo, riporta la BBC.

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