Noti anche come “Nomadi del mare”, la tribù dei Bajau è una comunità apolide che vive tra le acque della Malesia e delle Filippine. La popolazione Bajau è rinomata per la loro eccezionale capacità di apnea ed è stata considerata l’unica comunità di nomadi marini a raggiungere la piena autosufficienza, secondo quanto riporta il Guardian. Tuttavia, essendo nati senza documenti di identificazione, la maggior parte di loro non ha accesso a risorse come l’istruzione, servizi finanziari o sanitari, vivendo nel timore di essere trattenuti dagli agenti dell’immigrazione o di essere sfrattati.
Timore che è divenuto realtà durante la giornata di martedì 4 giugno, quando più di 500 persone risiedenti lungo la costa dello stato di Sabah sono state sfrattate dalle loro case galleggianti, nel contesto di un’azione repressiva del governo malese nei confronti dei migranti privi di documento, riporta Bangkok Post. A Semporna, le forze dell’ordine hanno bruciato e demolito le abitazioni dei Bajau su sette isole, ha dichiarato il fondatore del gruppo di difesa sociale del Borneo Mukmin Nantang. I Bajau vivono nella zona prima che esistessero i confini ufficiali. Le azioni intraprese contro di loro sono semplicemente crudeli ha dichiarato Mukimin.
Secondo le dichiarazioni di un membro del gruppo umanitario Surau Al Falah Taman Sempaul Semporna, lo sfratto era stato notificato preventivamente ad alcune comunità. Tuttavia, gli avvisi non sono stati compresi e le comunità non hanno avuto modo di rispettarli.
Per Jerald Joseph, direttore del gruppo per i diritti umani Pusat Komas, l’allontanamento forzato della comunità nomade Bajau solleva interrogativi sul trattamento delle minoranze etniche in Malesia. È imperativo garantire che tutte le comunità siano rispettate e protette dalle leggi nazionali e internazionali sui diritti umani ha dichiarato il direttore a Asia News, Questo è quanto incluso dall’articolo 7 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nella nostra costituzione federale.
La ministra per il turismo, della cultura e dell’ambiente di Sabah Christina Liew ha affermato che l’operazione è stata eseguita secondo la legge, in quanto attività come, la pesca, l’agricoltura e la costruzione di strutture non autorizzate violavano le leggi statali. Secondo quanto sostenuto da Liew in una nota, alcuni abitanti hanno approfittato dell’assenza della squadra operativa nell’area per bruciare le proprie case, con l’obiettivo di diffondere le immagini sui social media e raccogliere l’attenzione dei netizen, riporta il Daily Express Malaysia. Lo sfratto sarebbe stato effettuato nel contesto di un’operazione di sicurezza a livello distrettuale, ha dichiarato Liew.
Negli ultimi anni, la Malesia ha intensificato le misure contro l’immigrazione clandestina, detenendo circa 45.000 persone prive di documento a partire da maggio 2020, secondo i dati riportati da Human Rights Watch. La legge malese considera ogni ingresso e soggiorno irregolare nel paese un reato penale, senza distinzioni tra rifugiati, vittime della tratta e migranti privi di documenti. Inoltre, i migranti possono essere detenuti a tempo indeterminato.