Il 7 aprile 2025, i funzionari e i ministri del commercio dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles per per discutere riguardo alle contromisure da adottare in risposta a una serie di dazi imposti dagli Stati Uniti, rischiando di aprire una nuova fase di tensione tra le due sponde dell’Atlantico. La mossa di Bruxelles arriva dopo la decisione del presidente Donald Trump di introdurre un’imposta del 25% su una serie di beni industriali europei, incluse le esportazioni automobilistiche e i metalli. Secondo quanto riportato da The Guardian e Reuters, la Commissione Europea ha predisposto ritorsioni mirate su prodotti americani per un valore stimato inferiore a 26 miliardi di euro.
Tra i beni che potrebbero essere colpiti da dazi del 25% figurano articoli tutt’altro che simbolici: diamanti, uova, salsicce, pollame e perfino il filo interdentale. Alcuni prodotti inizialmente inclusi nella lista, come il bourbon, il vino e i latticini, sono stati successivamente rimossi per scongiurare ulteriori escalation. La scelta di Bruxelles sembra voler colpire settori strategici degli Stati Uniti, ma evitando un’escalation totale che rischierebbe di compromettere definitivamente le relazioni commerciali.
Reuters cita un documento interno della Commissione, secondo cui l’UE si è vista costretta ad agire dopo il rifiuto da parte dell’amministrazione Trump di una proposta di accordo “zero-for-zero” – un patto che avrebbe eliminato i dazi su auto e altri beni industriali, inclusi farmaci e macchinari. Una proposta di distensione, quindi, avanzata già settimane prima dell’annuncio ufficiale delle tariffe USA.
Le istituzioni europee considerano le tariffe americane “restrizioni commerciali ingiustificate”. Lo stesso commissario al Commercio, Maroš Šefčovič, ha dichiarato che le misure dell’UE rappresentano una risposta “proporzionata e legittima” alla decisione di Washington. Secondo The Guardian, le contromisure si collocano in una linea strategica ben precisa: prepararsi a tutelare gli interessi europei senza chiudere la porta alla diplomazia.
Ma le conseguenze rischiano di andare oltre la sfera bilaterale. Il leader della minoranza al Senato statunitense, Chuck Schumer, ha espresso preoccupazione per una possibile “recessione nazionale” dovuta alle tensioni commerciali in corso. I mercati finanziari hanno già registrato segni di instabilità, e diversi analisti temono un effetto domino su scala globale.
Mentre l’Unione Europea mantiene aperto il canale del dialogo, l’atmosfera resta tesa. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se l’Europa e gli Stati Uniti riusciranno a trovare un’intesa o se, invece, una nuova stagione di protezionismo travolgerà i fragili equilibri economici internazionali.