venerdì, 9 Maggio 2025
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Port Sudan sotto assedio: droni colpiscono aeroporto, base militare e infrastrutture vitali

La città di Port Sudan, sede temporanea del governo sudanese e rifugio per centinaia di migliaia di sfollati, è stata presa di mira da una serie di attacchi con droni, a riportare la notizia è il The Guardian. Le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno aumentato l’intensità degli attacchi, colpendo sia obiettivi strategici sia civili in una città che solo pochi giorni fa era considerata relativamente sicura.

I droni hanno colpito la sezione civile dell’aeroporto internazionale di Port Sudan, causando incendi in più edifici e costringendo le autorità a sospendere tutti i voli. Il principale deposito di carburante del paese è stato anch’esso colpito, provocando un vasto incendio nella zona meridionale della città. Altri attacchi hanno preso di mira una base militare situata vicino alla residenza del capo dell’esercito sudanese, Abdel Fattah al-Burhan, e un hotel nelle vicinanze, danneggiando gravemente la sicurezza urbana.

Questi eventi segnano una preoccupante escalation nel conflitto tra l’esercito sudanese e le RSF guidate da Mohamed Hamdan Dagalo. Dopo aver perso gran parte del territorio, comprese aree chiave della capitale Khartoum, le RSF sembrano puntare ora su una strategia di guerra asimmetrica basata sull’uso intensivo dei droni. Secondo fonti militari, i droni utilizzati, sia artigianali che ad alta tecnologia, sarebbero stati forniti dagli Emirati Arabi Uniti, un’accusa tuttavia respinta dalla Corte Internazionale di Giustizia, che ha dichiarato di non avere giurisdizione sulla causa intentata dal Sudan contro Abu Dhabi.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito gli attacchi “uno sviluppo preoccupante” che rischia di compromettere le operazioni umanitarie e la protezione dei civili. Port Sudan è infatti l’unico punto di accesso per quasi tutti gli aiuti umanitari al paese, dove 25 milioni di persone soffrono di grave insicurezza alimentare e la carestia è già una realtà.

Il conflitto, iniziato nell’aprile 2023, ha causato decine di migliaia di morti e costretto 13 milioni di persone alla fuga, dividendo di fatto il Sudan in due: con l’esercito che controlla centro, nord ed est, e le RSF che dominano il Darfur e parte del sud. Con l’intensificarsi degli attacchi dronici su Port Sudan, anche l’ultimo bastione relativamente stabile del paese rischia di cadere sotto il fuoco incrociato di una guerra sempre più devastante.

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