domenica, 24 Novembre 2024
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Eletto il nuovo Chief Executive di Hong Kong

Hong Kong ha un nuovo e “patriottico” governatore della città. Con il 99,16% dei voti a favore ottenuti dai membri del Comitato elettorale, John Lee Ka-chiu è stato “eletto” Chief Executive di Hong Kong

L’ex capo della sicurezza, che ha sedato le proteste democratiche nel 2019, ha ottenuto una conferma quasi unanime da parte del comitato elettorale, che rappresenta lo 0,02% dei 7,4 milioni della popolazione della Regione Amministrativa Speciale (in cinese 特别行政区, Tèbié xíngzhèngqū). L’unico candidato che ha ricevuto la “benedizione” del governo di Pechino, Lee ha ottenuto 1.416 voti favorevoli e otto contrari (di cui quattro nulli) sui 1.461 componenti della Commissione elettorale.  
Ex segretario alla Sicurezza e forte sostenitore della legge sulla sicurezza nazionale, succederà all’attuale governatrice Carrie Lam e presterà giuramento il prossimo 1° luglio, in occasione del 25esimo anniversario dell’handover di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina e al modello ‘un Paese, due sistemi’ (一国两制, Yīguóliǎngzhì) introdotto nel 1997 per la durata di 50 anni. Durante la sua campagna elettorale, ha insistito molto sulla necessità di garantire "legge e ordine" e ha promesso di "mantenere un'amministrazione efficiente e onesta che permetta a Hong Kong di assicurarsi stabilità e sicurezza sotto tutti gli aspetti". 

Alla proclamazione della vittoria, rispondendo alle domande dei giornalisti in inglese, cantonese e cinese mandarino, Lee ha ribadito i punti del suo programma elettorale: salvaguardare la sicurezza nazionale e locale, lavorare a una maggiore integrazione con la Cina (puntando, inizialmente all’apertura delle frontiere chiuse dallo scoppio dei primi focolai di Covid nel 2020), e affrontare l’annosa sfida legata all’alto costo degli alloggi.

Tuttavia Lee, che punta a garantire che Hong Kong mantenga il titolo di principale centro finanziario dell’Asia-Pacifico anche negli anni a venire, deve ridurre le disuguaglianze sociali e economiche che hanno fatto precipitare il PIL del 4% nel primo trimestre. L’elezione non ha ricevuto reazioni unanime. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell ha giudicato il voto (che rispecchia i cambiamenti apportati dalla Cina al sistema elettorale nel marzo 2021) come una violazione dei “principi democratici e del pluralismo politico” e come ulteriore passo verso lo smantellamento del principio ‘un Paese, due sistemi’.

Da Pechino, invece, è arrivato l’apprezzamento per l’elezione che conferma la “democrazia con caratteristiche di Hong Kong”. L’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao del governo centrale ha lodato il “nuovo passo nello sviluppo democratico a livello locale” e ha espresso fiducia che la città possa “raggiungere nuove vette nei prossimi cinque anni”. Giubilo anche dai media statali cinesi. L’agenzia di stampa cinese Xinhua, che ha rimarcato il numero elevato di voti ottenuti da Lee, ha scritto che il giorno 8 maggio c’è stata una reale dimostrazione di democrazia.

Sara Daverio
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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