giovedì, 21 Novembre 2024
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USA la Commissione indaga sui fatti del 6 gennaio a Capitol Hill

Saranno sei le udienze pubbliche sull'assalto al Campidoglio con le quali si cerca di stabilire se gli avvenimenti della mattina del 6 gennaio fossero intenzionali o meno

Non si tratta di un vero e proprio processo, ma di una commissione di inchiesta politica, i cui risultati potrebbero portare in futuro ad un giudizio in tribunale. Lo scopo è quello di indagare sui fatti del 6 gennaio, per scoprire se i fatti accaduti fossero stati organizzati da un gruppo di teppisti oppure se fosse l’esecuzione di un piano studiato a tavolino dall’ex Presidente Trump, che non aveva intenzione di lasciare la Casa Bianca.

Le udienze previste vogliono dimostrare la colpevolezza di Trump. Tra le testimonianze risalta quella di Nick Quested, documentarista, le cui immagini mostrano l’intenzione da parte della folla di attaccare il Campidoglio, e non solo di manifestare. La vicepresidente Liz Cheney dal canto suo, riporta documenti che attestano che Trump non abbia in alcun modo tentato di fermare la folla.

Nelle prime due audizioni pubbliche la commissione della Camera è apparsa a tutti come una macchina ben oliata. Il presidente della commissione Bennie Thompson e la vicepresidente Liz Cheney hanno letto le loro dichiarazioni da un gobbo, utilizzano filmati per evidenziare i punti salienti, inoltre i testimoni chiamati sono ben studiati. È bene chiaro che le presentazioni scelte non sono casuali ma frutto di una forte riflessione. Tuttavia quando è stata posta la domanda se avessero intenzione di presentare un’istanza penale al Dipartimento di Giustizia Thompson ha chiaramente risposto di no, limitandosi ad esporre come sono accaduti i fatti.

Su questo punto però si rileva poca coerenza tra i membri della commissione, dopo i comenti di Thompson, infatti Cheney ha dichiarato che questa decisione verrà presa solo quando ritenuto opportuno. Anche le dichiarazioni di diversi altri membri del comitato suggeriscono che questa decisione non è ancora stata presa.

Per la prima volta questi disaccordi della commissione vengono a galla, anche se la spaccatura all’interno di essa era già nota. La spaccatura nasce principalmente dalla questione di quale dovrebbe essere la commissione: si divide tra coloro che come Thompson vogliono creare un aspetto apolitico della commissione, mentre dall’altra parte si schierano coloro che sono favorevoli ad un rinvio a giudizio, che danno maggiore importanza alla sequenza dei fatti, ovunque portino, anche se questo processo potrebbe accusare la commissione di agire in maniera politica.

Ciò che è particolarmente controverso è che non abbiano preso la decisione più importante prima di intraprendere le udienze che scandiranno questo mese; decisione che avrebbe dovuto essere risolta prima delle udienze pubbliche, vista la posta in gioco.

Tutti questi atteggiamenti riportati dalla commissione fanno pensare che i membri non stiano dalla stessa parte: aspetto che gli analisti considerano decisamente negativo per una commissione che spera di convincere il pubblico della gravità di ciò che è accaduto il 6 gennaio.

Giulia Rossi
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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