martedì, 3 Dicembre 2024
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Shein: tra quotazione in Borsa e sfruttamento dei lavoratori 

Il colosso della moda fast fashion Shein sta pianificando la sua quotazione in Borsa a Londra, ma il problema dello sfruttamento dei lavoratori nella loro catena di approvvigionamento continua a persistere.

Shein, colosso della moda fast fashion dal valore di 61 miliardi di euro, si sta preparando per la quotazione alla Borsa di Londra dopo aver riscontrato problemi a New York. Secondo quanto riportato da Reuters, nel novembre 2023, l’azienda aveva già presentato alla Securities and Exchange Commission statunitense un’offerta pubblica iniziale (IPO), cioè uno strumento necessario per ottenere la quotazione dei propri titoli su un mercato regolamentato. Al momento, l’azienda non ha ancora ricevuto un riscontro ufficiale da parte degli Stati Uniti, ma sembra che stia ricevendo numerosi respingimenti all’interno del paese.

Euro News ha riferito che il senatore repubblicano Marco Rubio ha chiesto alla Securities and Exchange Commission statunitense di bloccare l’offerta di Shein a meno che la società non riveli di più sulle sue operazioni, compresi i suoi legami con la Cina.

L’azienda di fast fashion dal 2021 ha ricevuto numerose critiche. In particolare, sono state avanzate numerose accuse riguardanti il trattamento dei suoi dipendenti nelle fabbriche incaricate della realizzazione dei suoi prodotti. Shein, infatti, registra migliaia di fornitori di terze parti, ovvero produttori a contratto, nelle vicinanze della sua sede centrale a Guangzhou in Cina.

È stata Public Eye, un’organizzazione non governativa svizzera a favore dei diritti umani, a denunciare le condizioni di lavoro degli operai dopo aver condotto ricerche e interviste sul campo. Una delle indagini più significative risale all’estate del 2023 e ha coinvolto 13 dipendenti che lavoravano nei siti di produzione a ovest del villaggio di Nancun, nell’area di Guangzhou.

La BBC ha riferito che gli intervistati, avevano un’età compresa tra i 23 e i 60 anni e hanno dichiarato di lavorare in media 12 ore al giorno senza interruzioni né per il pranzo né per la cena. Un lavoratore anonimo, come riportato da Euro News ha riferito: «lavoro tutti i giorni dalle 8 del mattino alle 10.30 di sera e mi prendo un giorno libero ogni mese. Non posso permettermi altri giorni liberi perché costa troppo».

Dall’altra parte, l’azienda ha annunciato sin da dicembre 2022 di voler investire nel miglioramento delle fabbriche dei propri fornitori, al fine di incrementare le condizioni dei lavoratori impiegati nella produzione.

Un portavoce ha detto alla CNN che l’azienda richiede ai suoi partner di limitare gli orari lavorativi a 60 ore settimanali, compresi gli straordinari, e di concedere almeno un giorno libero a settimana ai dipendenti. Inoltre, studi condotti tra aprile 2022 e giugno 2023 hanno dimostrato che i lavoratori ricevono stipendi di base che sono più del doppio del salario minimo locale.

Eva Capella
Studentessa della Facoltà di Economia
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