sabato, 23 Novembre 2024
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La realtà incerta dei rifugiati siriani in Libano

I rifugiati siriani in Libano vivono in condizioni di precarietà tra difficoltà economiche e risentimento della popolazione locale, mentre continua la guerra in Siria

A tredici anni dallo scoppio della guerra civile in Siria, la situazione nel Paese è ancora critica e ingenti flussi di persone migrano all’estero per trovare rifugio in regioni più sicure. Una grande percentuale di loro ripara nel vicino Libano, che ad oggi accoglie il maggior numero di rifugiati per capita, riferisce Middle East Monitor. Sono 1.5 milioni i siriani rifugiati in Libano, ma tra la crescente instabilità economica e securitaria del Paese la loro presenza è sempre meno tollerata.

Il conflitto russo-ucraino e l’interruzione dei sussidi hanno esacerbato i livelli di disoccupazione e inflazione nel Paese, con il conseguente aumento dei prezzi dei beni alimentari. Secondo le ultime stime ufficiali, il 15% della popolazione libanese vive in condizioni di grave insicurezza alimentare.

Parallelamente, il Libano è diventato rifugio per numerosi sfollati palestinesi – circa 250.000 – che fuggono dal conflitto con Israele. Inoltre, le crescenti tensioni tra il partito Hezbollah e lo Stato ebraico lasciano presagire un’escalation al confine: non più solo un conflitto secondario “attenuato” con scontri quasi quotidiani, bensì un possibile cambio di rotta e guerra totale. Ad annunciarlo è stato il Ministro degli Esteri israeliano, accompagnato dalle minacce del leader di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah alla sicurezza israeliana, come riferito da Reuters.

In questo contesto, la permanenza dei rifugiati siriani in Libano è problematica, con il 90% delle famiglie che vive in condizioni di estrema povertà, la maggior parte in rifugi temporanei sovraffollati. Le difficoltà economiche in Libano non solo si riversano sulla qualità di vita dei rifugiati, ma incidono anche sull’intolleranza da parte della popolazione locale per la loro presenza. Quest’intolleranza è alimentata dalla disinformazione e da una retorica discriminatoria che contribuisce a far crescere il risentimento nei confronti della popolazione siriana in Libano.

Secondo quanto riferito dalla ONG MENA Rights Group, per gestire la situazione le autorità libanesi hanno introdotto obblighi e misure restrittive per i rifugiati siriani. Da aprile, il Paese ha implementato restrizioni in materia di permessi di soggiorno e di lavoro, e ha intensificato sfratti, arresti e deportazioni forzate.

Nel 2023, le Forze armate libanesi hanno respinto oltre 13.000 siriani in Siria. Questo nonostante Nazioni Unite, Unione europea e diverse organizzazioni umanitarie abbiano giudicato lo Stato non sicuro. Se rimpatriati, infatti, i rifugiati potrebbero essere soggetti a violazioni dei diritti umani, tra cui detenzione arbitraria, tortura, persecuzione e sparizione forzata. I rifugiati tornati in Siria potrebbero divenire oggetto di torture e persecuzioni per il solo fatto di essersi allontanati dal Paese in guerra, poiché guardati dalle autorità con sospetto.

A inizio maggio, la Commissione europea ha annunciato un pacchetto di assistenza di €1 miliardo da destinare al Libano per il periodo 2024-2027. Il pacchetto include il rafforzamento dei servizi basilari quali educazione e sanità, riforme economiche e finanziarie, e il supporto alle forze di sicurezza nella gestione dei confini, per ridurre i tentativi di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo. Proprio quest’ultimo punto ha innescato preoccupazioni tra le organizzazioni umanitarie per il rischio correlato di compromettere l’intero sistema di protezione internazionale e asilo.

Anna Valle
Studentessa di Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale
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