giovedì, 28 Marzo 2024
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Elezioni in Nicaragua: la coppia Ortega-Murillo si riconferma al potere

Tra oppositori politici incarcerati e diritti umani negati, nel Paese centroamericano la leadership sandinista rimane salda al potere

Si sono concluse lo scorso 8 novembre le elezioni politiche che hanno visto il popolo nicaraguense recarsi alle urne per eleggere il presidente e il suo vice, nonché 90 deputati dell’Assemblea Nazionale e 20 deputati del Parlamento Centroamericano.

A vincere è stato ancora una volta Daniel Ortega, ex guerrigliero e capo del Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN), partito filo-comunista che si è imposto in Nicaragua a partire dal 1979 durante la rivoluzione che pose fine alla dittatura dei Somoza.

A settantasei anni, il leader sandinista ha conquistato il suo quarto mandato consecutivo (e sesto in totale, se si includono i primi due governi tra il 1979 e il 1990) ottenendo il 75,92% dei voti.

Un trionfo elettorale senza opposizioni, che ha riscosso forti critiche da parte della comunità internazionale (solo il Venezuela e l’Iran hanno espresso solidarietà al vincitore).

Non si è fatta attendere la reazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il quale ha parlato di “elezioni fake”, una farsa orchestrata da Ortega e sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo, contro le libertà e i principi di giustizia e democrazia. Anche l’Unione Europea attraverso Josep Borrell, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, ha denunciato l’illegittimità delle azioni condotte dal governo durante l’intero processo elettorale, definendo il Paese un regime autocratico.

Pechino. Il Presidente Ortega e sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo, in visita a Pechino. Fonte Wikimedia Commons

Il Consejo Supremo Electoral (CSE), infatti, ha impedito a tre partiti oppositori di poter concorrere alle elezioni; ma ciò che ha fatto più discutere è stato l’arresto arbitrario di sette aspiranti alla presidenza, contrari a Ortega, come la giornalista Cristiana Chamorro Barrios, considerata la candidata favorita (appoggiata dagli USA) e posta ai domiciliari con l’accusa di riciclaggio.

Ortega ha replicato alle critiche, intimando al rispetto del principio di non ingerenza; di fatti, la stampa straniera è stata tenuta ben lontana dagli “asuntos internos”, bandendola dall’iter elettorale iniziato nei mesi scorsi.

Stessa sorte è toccata anche a quella fetta di giornalismo locale ritenuta una minaccia per il Paese e quindi incarcerata o costretta ad andare in esilio nel vicino Costa Rica (come Carlos Chamorro e Wilfredo Miranda).

Secondo quanto riportato dai tabloid, si è trattato quindi di un risultato scontato, frutto di una strategia di governo autoritario, che ha permesso ad Ortega e sua moglie di aggiudicarsi la permanenza al potere.

Denise Ciardiello
Studentessa della Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali
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