venerdì, 26 Aprile 2024
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Ljudmila Petruševskaja rinuncia al premio di Stato della Federazione Russa

La scrittrice e drammaturga russa rifiuta il premio onorario statale per sostenere la lotta del Memorial

La scrittrice Ljudmila Petruševskaja ha rinunciato al premio di Stato della Federazione Russa in segno di protesta contro il tentativo dell’Ufficio del Procuratore Generale di interrompere l’attività del centro per i diritti umani Memorial, una ONLUS iscritta nel registro degli agenti stranieri in Russia dal 2014.

«Accusatemi di nuovo di aver offeso il presidente», ha dichiarato la donna attraverso una pubblicazione sulla sua pagina Facebook. «Io rinuncio al titolo di vincitrice del premio di Stato della Federazione Russa».

Premio di Stato della Federazione Russa nel campo della letteratura e dell’arte. Fonte: Wikimedia Commons

Petruševskaja era già stata insignita di tale riconoscimento nel 2002 nel campo della letteratura e dell’arte, e vent’anni fa era stato il presidente Vladimir Putin in persona a consegnarglielo.

Parliamo sicuramente di una personalità di spicco, che nel tempo ha ricevuto molteplici premi di grande spessore, tra cui il Premio Puškin della Fondazione Alfred Toepfer (1991), i premi delle riviste Oktjabr’ (1993, 1996, 2000), Novij Mir (1995) e Znamya (1996) e il premio Stanislavskij del Teatro (2004). È proprio per questo motivo che il suo rifiuto ha avuto una risonanza ancora più grande.

Il Memorial è un centro per la protezione e la tutela dei diritti umani, un archivio, una biblioteca ed un museo. L’accusa mossagli dall’Ufficio del Procuratore Generale è di sistematiche violazioni della legislazione sugli agenti stranieri, ovvero una mancata etichettatura dei materiali da loro utilizzati. La richiesta di liquidazione è stata definita dall’Organizzazione come «una decisione politica volta a distruggere la società», vista soprattutto l’assenza di validi motivi legali a sostegno dell’accusa.

«Il Memorial rappresenta il ricordo dei condannati e dei giustiziati», ha affermato la scrittrice a sostegno della ONLUS. «Di quelli abbandonati sotto un camion o morti di fame. Di quelli lasciati a congelare per strada, di quelli torturati a Lubianka e Kolyma, di quelli incarcerati per questioni false, inventate. Il ricordo di migliaia di prigionieri, pericolosi per le autorità».

«La memoria è una cosa terribile», ha aggiunto poi. «Terribile per i leader attuali, per Putin. È per questo che è vietata».

Parole forti, quindi, che fanno interrogare su quale sarà la reazione del presidente della Federazione Russa e su come verrà accolta dalle autorità la notizia del rifiuto di un premio tanto prestigioso.

Valeria Coppola
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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